C'è un book fotografico sotto gli occhi di tutti che ogni giorno si arricchisce di immagini non sequestrabili dalle procure. È l'album di una luna di miele ormai in crisi: quella di Berlusconi con il paese. La prima foto viene da L'Aquila e testimonia la situazione a due mesi dal terremoto. La ricostruzione «che il mondo ammira» esiste solo nei discorsi del premier e del sottosegretario alle catastrofi. E nei telegiornali. Dall'Abruzzo arriva un'altra storia fatta di sofferenze, disorganizzazione, lentezze, bugie e fregature.C'è ancora un buco nero sulle lacune di stato di fronte al terremoto annunciato. Su quello che è accaduto dopo è calata una cortina di propaganda e interessati appelli a non fare polemica. Ora si vede che non c'è nessuna ricostruzione. Berlusconi ha promesso case nuove per settembre, poi per ottobre, poi per fine novembre, poi di nuovo per settembre ma solo per 3mila persone (su 70mila). I lavori non sono iniziati, dunque quasi tutti quelli che sono in tenda ci resteranno fino all'inizio dell'inverno quando a L'Aquila la temperatura va sotto zero. La scelta dei terreni per i nuovi condomini è stata fatta escludendo le comunità locali e proteggendo altri interessi. La decisione di non intervenire sui centri storici e di blindarli è la premessa alla definitiva espulsione dei residenti che lo hanno capito bene e infatti protestano.
Ecco spiegata la decisione di spostare il G8 a L'Aquila: militarizzare il territorio, impedire ogni manifestazione di dissenso che guasti l'immagine di efficienza. Le parole di ieri del premier non hanno bisogno di interpretazione: «Proteste nella capitale del dolore sarebbero inqualificabili».
La seconda foto dell'album berlusconiano è quella del presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo. È il simbolo del giocattolo del cavaliere che si rompe. All'ombra del principe i feudatari si accoltellano peggio del centrosinistra ai tempi dell'Unione. Dominio e governo non sono sinonimi e il centrodestra onnipotente sull'isola si sgretola in parallelo con l'esaurimento dei miliardi europei. Berlusconi ovviamente se ne preoccupa e se ne occupa (anche se mente dicendo il contrario) e lo fa a modo suo. Fa preparare una legge ad personam per sfiduciare il governatore di una regione a statuto speciale. Chissà che diranno gli autonomisti della Lega.
Un'altra foto verità è quella del complesso dei dipendenti di Berlusconi che si agitano per dimostrare che il principale non ha niente da nascondere. Nella massa si distingue il direttore di Panorama che solo qualche sera fa in tv ha aggredito Franceschini perché gli aveva ricordato chi gli paga lo stipendio. Questo giornalista tutto d'un pezzo che ha costruito i suoi scoop contro Prodi con le dichiarazioni del conte Igor Marini o del piazzista Scaramella questa volta non si è fidato. Solo che di fronte alle foto di Apicella sull'aereo di stato, Belpietro ha chiamato l'avvocato. Ma non quello del suo giornale, quello di Berlusconi.
Veronica Lario è un'altra foto che non può mancare. Non importano le ragioni (alcune delle quali immediatamente comprensibili) per le quali ha deciso di rendere pubblica la sua separazione. Importano le parole che ha usato. Passano i giorni e nessuno può più negare il peso politico di quella denuncia: davvero «il paese tutto concede e tutto giustifica al suo imperatore?». Intanto Berlusconi è stato costretto ad affastellare bugie. Passano i giorni ma bisogna ricordare: è andato in tv a dire che a Casoria doveva parlare di candidature con Elio Letizia.
L'avvocato Mills è anche lui una figurina dell'album. Berlusconi lo ha corrotto per uscire indenne da due processi. È scritto in una sentenza che però non ha conseguenze per lui grazie al lodo Alfano. Il lodo potrebbe essere dichiarato incostituzionale - dovrebbe - ma troppo tardi per dare fastidio al presidente del Consiglio. Adesso il cavaliere dice che nel '94 è stata riscritta la storia per colpa di quell'avviso di garanzia che lo raggiunse durante il G7 di Napoli. È vero il contrario: se Mills non fosse stato corrotto Berlusconi sarebbe stato condannato e non sarebbe a palazzo Chigi. L'offensiva sempre più violenta contro la magistratura è un'altra cortina fumogena. Che fa scuola: il sottosegretario alle catastrofi ha lanciato un avvertimento a quei pm della procura di Napoli che vogliono capire com'è andata la storia della spazzatura sparita in pochi giorni. In Campania, per decreto, sui rifiuti può indagare un solo ufficio altrimenti si intralcia il governo. Ma nemmeno questo basta più a Bertolaso e Berlusconi.
Nel reality book berlusconiano non ci stanno male i tifosi del Milan che contestano il cavaliere e la figurina di Kaka che potrebbe andarsene in Spagna. E la stampa estera che torna a occuparsi dell'anomalia italiana e dell'anomalo presidente. Il Financial Times ci ha anche spiegato perché in patria ce ne accorgiamo poco: perché sono deboli e indecisi i giornali, l'opposizione politica e le istituzioni. Potremmo aggiungere la preoccupante tendenza a schierare la polizia e l'esercito contro le contestazioni. Per concludere, di fronte alle immagini che raccontano la fine della luna di miele, che l'oppressione del dissenso e la pressione sui poteri di controllo non sono un corollario del regime berlusconiano. Non sono un effetto collaterale del governo del fare che piace tanto alla grande stampa borghese. Ma sono un elemento costitutivo del regime e forse la sua ragione di sopravvivenza.
da Il Manifesto di Andrea Fabozzi
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