P. Ferrero, a nome della federazione della sinistra, ha inviato una lettera " ai segretari dei partiti della sinistra e del centrosinistra" per proporre la continuità dell'esperienza unitaria della manifestazione del 13 marzo contro il governo. La lettera è stata pubblicata su Liberazione del 3 Marzo. Questa è la risposta del PCL
RISPOSTA A PAOLO FERRERO
Caro Paolo,
La lettera che hai inviato “ ai partiti di sinistra e di centrosinistra” ci pare rimuovere, nella sua stessa impostazione, il nodo di fondo: la necessità di una piena indipendenza politica delle sinistre DAL centrosinistra, come condizione decisiva per una svolta radicale di lotta capace di sconfiggere e cacciare il governo Berlusconi, nella prospettiva di una vera alternativa.
Noi abbiamo partecipato come sai alla manifestazione democratica contro il governo del 13 Marzo, e ad analoghe manifestazioni precedenti, come segno di unità col popolo della sinistra nella comune lotta contro un governo particolarmente reazionario. Tuttavia non solo non abbiamo aderito alla piattaforma politica della manifestazione, ma vi siamo intervenuti con una proposta nettamente distinta ( “Contro Berlusconi ma non con Bersani”), fondata sulla centralità dell’autonomia politica del movimento operaio e di tutte le sinistre politiche e sindacali dal PD liberale e dall’IDV giustizialista. A maggior ragione ci siamo contrapposti alla cornice propagandistica- elettorale che i partiti promotori hanno finito col dare alla manifestazione: al suo pubblico sostegno alle coalizioni regionali di centrosinistra ( estese talvolta persino all’UDC); e al pubblico impegno – che tu stesso hai rivendicato dal palco- di un fronte comune di centrosinistra per le prossime elezioni politiche. Lo abbiamo fatto con un argomento preciso: “ ogni blocco politico delle sinistre con i liberali e con i populisti, ogni subordinazione della classe operaia alla cosiddetta borghesia democratica, finisce non solo col tradire le ragioni sociali della classe, ma col compromettere la stessa battaglia democratica”.
Come puoi immaginare, dopo l’esito delle elezioni regionali, non abbiamo certo ragione di cambiare opinione. L’esito delle elezioni, con l’indubbia vittoria politica di Berlusconi, ha misurato il fallimento politico, sullo stesso terreno democratico, di quel fronte dell’opposizione che la manifestazione del 13 marzo aveva celebrato. Ha dimostrato una volta di più che un fronte politico con liberali e populisti può riempire una piazza progressista, ma non può coinvolgere le ragioni sociali degli operai. E che senza l’irruzione sul campo degli strati più profondi della classe operaia e delle masse popolari non si può rovesciare il rapporto di forza con Berlusconi e con la Lega. Al contrario si finisce con l’abbandonare tra le loro braccia settori proletari smarriti, delusi, traditi.
Per questa ragione la rivendicazione della “continuità del 13 Marzo” , che tu avanzi, ripropone esattamente l’equivoco politico di cui liberarsi.
Va da sé che confermiamo la volontà di partecipare come in passato, con le nostre posizioni indipendenti, a manifestazioni di massa “democratiche” contro il governo. Così come la piena disponibilità ad impegnarci nelle iniziative referendarie su acqua, nucleare, precarietà. Ma lo facciamo in una logica e in una prospettiva profondamente diverse da quelle che tu riproponi: la prospettiva di una svolta di unità e radicalità del movimento operaio e delle sinistre, in piena autonomia dal centrosinistra. Una prospettiva che punti a ricomporre l’unità tra ragioni sociali e democratiche sotto l’egemonia della classe operaia e delle sue rivendicazioni, in alternativa al liberalismo borghese e al giustizialismo. Come sai, il PCL ha avanzato da tempo all’insieme delle sinistre politiche e sindacali una proposta di svolta: sul terreno della piattaforma rivendicativa e programmatica, come sul terreno delle forme di lotta e di organizzazione del movimento operaio e dei movimenti di massa. Abbiamo avanzato precise proposte unitarie di azione su terreni delicatissimi dello scontro con la reazione ( dalla questione migranti all’anticlericalismo). Abbiamo avanzato una proposta di sede democratica di confronto pubblico tra le sinistre politiche e sociali ( “Parlamento dei lavoratori e delle sinistre”), nel rispetto dell’autonomia di ogni soggetto. Ma su ognuno di questi temi, abbiamo registrato il silenzio dei gruppi dirigenti della sinistra.
Ostinatamente, tanto più dopo l’esito elettorale, riproponiamo questa esigenza di svolta, unitaria e radicale. Di fronte al permanere di una gravissima crisi sociale, di un governo reazionario stabilizzato e rafforzato dal voto, di un’ “opposizione” liberale e populista che apre al governo sullo stesso terreno della “riforma” costituzionale, le sinistre italiane debbono assumersi la responsabilità di una propria proposta e iniziativa di lotta, e di un proprio programma anticapitalista. Perché riconoscere platonicamente la centralità della “questione sociale”, ma chiedere di farsene carico ai “segretari” di un centrosinistra confindustriale- come la tua lettera di fatto propone- è molto peggio di una perdita di tempo: è la riproposizione della logica politica della subordinazione. Tanto più sconcertante dopo la sua ennesima sconfitta.
MARCO FERRANDO, PER L’ESECUTIVO NAZIONALE DEL PCL
dal Sito ufficiale del pcl
..parole sante...
RispondiEliminama purtroppo è il compromesso il motore che fa girare questo sporco mondo e la politica ne fa parte.
la bella sinistra senza i"se",senza i"ma"e senza i"ma anche"non esiste più(e chissà se sia mai esistita)..ora è di centro-sinistra che si parla..di unità d'intenti e di bene comune...che fa più radical chic e meno radical!
ma del resto,si fa questo,altro(e molto di più)per tirare a campare...
francesca