lunedì 26 aprile 2010
E Liberazione fu
Nonostante le polemiche che da anni fanno da corollario al 25 aprile, moltissime persone hanno partecipato al corteo milanese per ricordare il passato e dire no al fascismo
Anche quest’anno è arrivato il 25 aprile, la festa della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, e come sempre le celebrazioni si sono svolte tra le polemiche. Da un lato quanti cercano di sminuire il valore di questa giornata e il ruolo dei partigiani, dall’altro quelli che tentano di impadronirsi di questa ricorrenza, trasformandola in appannaggio di una sola parte politica.
A porre fine a queste sterili polemiche di partito, ulteriore segnale dell’allontanamento della politica dalla vita della gente, ci hanno pensato le migliaia di persone che sono scese in piazza questo pomeriggio per partecipare al corteo, organizzato nella città di Milano, una delle ultime città a essere liberata dal nazi-fascismo. Il serpentone umano che ha animato la manifestazione è molto vario. Ci sono i partigiani dell’Anpi (associazione nazionale partigiani d'Italia) , i reduci, Emergency, i centri sociali, le bandiere di diversi schieramenti politici e infine anziani, ragazzi, bambini. Obiettivo comune ricordare il passato e rendere omaggio a quanti hanno lottato contro il fascismo.
Sul palco, allestito in piazza Duomo, si alternano i reduci, i partigiani, i lavoratori dell’Eutelia e le istituzioni di Milano rappresentate dal sindaco della città, Letizia Moratti, e dal presidente della Provincia, Giulio Podestà. Ed è proprio l’intervento di quest’ultimo al centro delle tensioni. Mentre il presidente della Provincia tiene il suo discorso, alcuni dei presenti iniziano a fischiare, fino all’arrivo in piazza Duomo del carro de Il Cantiere, centro sociale milanese. La musica e i megafoni coprono l’intervento di Podestà. “Abbiamo deciso di fare questo gesto – spiega Rossella de Il Cantiere – perché volevamo sottolineare la contraddizione della presenza di Podestà a questa manifestazione. L’uno e il due maggio si svolgerà a Milano un raduno di nazifascisti, patrocinato dalla Provincia. Anche il Comune di Milano, in un primo momento, appariva tra i patrocinatori, ma poi si è tirato indietro. Noi vogliamo sottolineare le similitudini tra il passato fascista e questo governo. Esprimiamo, invece, il rispetto più totale per chi è stato deportato o ha fatto il partigiano e ci appelliamo a queste persone perché ci aiutino a mantenere vivo il diritto di manifestare apertamente la propria opinione e a riconoscere il fascismo istituzionale”.
Il gesto del centro sociale ha diviso la folla. A molti è sembrato eccessivo, forte, poco democratico, mentre per altri si è trattato di una semplice protesta. Al di là della polemica, le testimonianze più belle restano quelle dei protagonisti, di coloro che hanno vissuto il 25 aprile del 1945 e che hanno contribuito a liberare l’Italia dalla dittatura.
PeaceRepoter ha intervistato Annunziata Cesani, partigiana in Emilia Romagna, membro della 36’ Brigata Garibaldi. “Chi ha vissuto il 25 aprile del ’45 – dice la donna – vive un momento particolare in questa giornata, perché ben conosce che questa data segnò la fine di vent’anni di dittatura, di stenti, di enormi privazioni per la maggior parte degli italiani e l’apertura di un momento nuovo. All’epoca si era consapevoli del grande contributo dato dai partigiani alla Liberazione e questo ci dava fiducia e speranza di conoscere un mondo migliore. Noi partigiani abbiamo vissuto grandi conquiste, ne comprendiamo la portata, ma sappiamo che ciò che è stato ottenuto, va difeso, perché si rischia di tornare indietro. Ci preoccupa l’intenzione espressa dal capo del governo italiano di voler modificare la Costituzione, perché questa Carta non può essere modificata in meglio. In questo 25 aprile va rinnovato l’impegno a difendere la Costituzione”. La ex partigiana è affaticata nel fisico dalla giornata, complice il caldo, ma lo spirito e la sincerità sono ancora quelli della combattente. “Non mi sono piaciuti i fischi e le contestazioni alla Moratti e a Podestà – conclude la donna -. La Resistenza non l’hanno fatta solo i comunisti, c’erano tante anime”.
di Benedetta Guerriero da PeaceReporter
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