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domenica 10 gennaio 2010

Roma: cariche della polizia al presidio in solidarietà con i migranti di Rosarno


La protesta in solidarietà con i migranti vittime del razzismo (di stato e non solo) a Rosarno

Ieri pomeriggio a Roma alcune centinaia di migranti e antirazzisti, studenti e attivisti dei centri sociali si sono dati appuntamento all'Esquilino, a poche centinaia di metri dal Viminale, per esprimere una forte indignazione rispetto alle politiche razziste di questo governo e per portare solidarietà ai migranti di Rosarno, al centro in questi giorni di un inquietante e gravissimo episodio di razzismo.
Quando circa trecento manifestanti hanno tentato di raggiungere pacificamente in corteo il Viminale per esprimere dissenso rispetto al ministro razzista Maroni la polizia, in assetto antisommossa ha tentato di fermare il corteo. A quel punto centinaia di persone hanno aggirato il blocco di celerini e carabinieri correndo in maniera spontanea e selvaggia per alcune centinaia di metri.

La polizia ha iniziato a manganellare violentemente i manifestanti e ha poi effettuato una violenta carica per circa un centinaio di metri. Diversi sono i contusi a causa della violenza delle forze dell'ordine.

Il corteo è poi ripartito verso piazza Vittorio sciogliendosi a San Lorenzo, dopo aver attraversato le vie del quartiere denunciando il razzismo di stato e quello diffuso che abbiamo visto in maniera estremamente pesante dispiegarsi per le strade di Rosarno.

Un razzismo fatto di ronde, C.I.E. e leggi di questo come di altri precedenti governi, un razzismo diffuso che oggi in Italia abbiamo tutti il compito, etico e politico, di smascherare, combattere, sconfiggere.

Mentre ci giungono notizie di ronde di cittadini alla ricerca di immigrati a Rosarno, diventa esplicito il disegno razzista di questo governo: il problema è la troppa tolleranza, dice Maroni.

Abbiamo oggi voluto esprimere rabbia e indignazione per quanto sta accadendo, ma non ci fermeremo, continueremo a mobilitarci contro il nuovo razzismo, quello peggiore, perchè nessuno, o quasi, ha il coraggiodi nominarlo come tale.

da GlobalProject

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