venerdì 15 gennaio 2010
Pd: Boccia-choc: Mi ritiro. Domani il sì a Vendola?
BARI - Decisione choc, nella serata di ieri, del candidato Pd Francesco Boccia. Il deputato si ritira dalla corsa, a poche ore dall’assemblea regionale che - domani - avrebbe dovuto decidere tra la sua proposta di coalizione larga con l’Udc (rinunciando a Nichi Vendola) e le primarie col governatore uscente.
La scelta a a sorpresa di Boccia, che ha fatto saltare sulla sedia i vertici del partito riuniti a Roma nel «caminetto» convocato in tarda serata dal segretario nazionale Pierluigi Bersani, cambia completamente il quadro della situazione: il Pd, a questo punto, dovrà riconvergere su Vendola e dire addio al patto con l’Udc (dopo che il leader Pier Ferdinando Casini ha posto un veto sull’appoggio al governatore) oppure trovare in extremis un nuovo candidato da schierare in alternativa a Nichi, agganciando per i capelli l’alleanza coi moderati e i dipietristi. In ogni caso, viene a mancare la necessità di una conta interna all’assemblea (come si prefigurava) tra «primaristi» e «pattisti», conta difficile per i secondi al punto che gli stessi vertici nazionali del partito, da Bersani a D’Alema, si erano convinti nei giorni scorsi della necessità di ricorrere ai gazebo.
«È venuta giù la maschera alla minoranza del partito incosciente, che preferisce una coalizione piccola, con un candidato presidente di un altro partito, a una coalizione più ampia guidata dal Pd. È evidente - accusa Boccia - che l’assemblea di sabato non ha più un candidato presidente e sarà molto utile per capire con chi sta la minoranza, se con il Pd o con Sinistra ecologia e libertà. Forse stasera (ha detto ieri l’ormai ex candidato governatore, uscendo da Montecitorio, ndr) si comprendono meglio molte posizioni strumentali dei giorni scorsi».
Boccia si smarca, dunque, dall’alleanza che aveva già raccolto attorno a sè in Puglia e punta l’indice sulla «minoranza» del partito, dicendosi inviperito per le dichiarazioni di Grassi, Capano, Minervini e Amati: «A questo punto penso tocchi ai leader di area democratica, a partire da Franceschini, spiegare come stanno le cose». È lì, secondo i bersaniani, che si annida l’ostracismo alla candidatura indicata dal partito e che sarebbe stata ufficializzata domani, onde convincere lo stesso Boccia a misurarsi nelle primarie con chi (vendola) lo aveva sconfitto cinque anni fa.
In realtà i diretti interessati, che avevano applaudito alla linea decisa dal partito nei giorni scorsi (portare la proposta Boccia in assemblea ma preventivare l’alternativa delle primarie per il 24, al massimo il 30 gennaio), ora cadono dalle nuvole. «In luogo delle dieci domande - commenta a caldo l’assessore Fabiano Amati - ne faccio io una a Boccia: perché non dirmi, come recita il proverbio, che non è la banda che ti piace, ma che hai il figlio musicista? È un chiaro pretesto quello di Boccia, oggi non ho dichiarato alcunché».
Anche Gero Grassi si mostra meravigliato: nel pomeriggio aveva sollevato la questione delle fughe di Carra e Lusetti dal Pd verso l’Udc , accusando la segreteria nazionale di non fare nulla per curare il «disagio» interno. Insomma, fa capire, quella di Boccia appare più una scusa per sfilarsi dopo che Bersani ha aperto alle primarie, appuntamento che sinora aveva sperato di evitato consapevole di avere con sè solo mezzo partito. Sorpreso anche l’assessore Guglielmo Minervini: «Prendiamo atto del ritiro di Boccia. Rammarica che per giustificare tale scelta, comprensibilmente sofferta, abbia avvertito il bisogno di ricorrere ad argomentazioni pretestuose».
Prima dell’addio alla corsa, l’assessore regionale aveva spiegato che «qualora all’assemblea dovesse essere presentata una candidatura che matura all’interno del Pd lo troverei un fatto politico molto positivo. Se questa va nell’obiettivo dell’allargamento della coalizione, a quel punto - aveva sottolineato - considerei obbligato il percorso delle primarie».
Più duri i toni usati da Cinzia Capano, prima che cadesse l’opzione Boccia: «Ritengo Vendola più forte. Il governatore ha più possibilità di vincere. E non solo rispetto a Boccia, ma anche rispetto ad Emiliano che pure per me è un fratello. Mi spiace ma agli schematismo dalemiani non credo. Io faccio un ragionamento politico e sceglierò il candidato che considero più forte per vincere. Anche perché, come potrei chiedere ai cittadini di ridare fiducia al centrosinistra, mentre sparo a zero contro Vendola e contro il suo governo in Puglia?».
Il «caminetto» di Bersani, tra gli addii di esponenti nazionali e la rinuncia di Boccia, è stato più infuocato del previsto. Difficile prevedere se lo sarà anche l’assemblea di domani: sono annunciati sit-in «pacifici e silenziosi» dei vendoliani dinanzi allo Sheraton, dopo che il Pd ha previsto un maxi-schermo e la diretta via web sul sito del partito onde consentire la discussione a porte chiuse, ma senza segreti. Forse il patto con l’Udc perseguito da Massimo D’Alema, che presenzierà i lavori, ha trovato lo scoglio finale. E per Vendola comincia la discesa.
www.lagazzettadelmezzogiorno.it
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