GALLIPOLI (LECCE) - Retroscena inquietanti dietro l’omicidio del vecchio capo della Sacra corona, Salvatore Padovano, freddato a colpi di pistola, la mattina del 6 settembre dello scorso anno, da un killer di origine siciliana. Riguardano il progetto di uccidere l’ex sindaco di Gallipoli ed ex patron della Squadra di calcio alla sua prima, storica promozione in serie B, nonché senatore della Repubblica, Vincenzo Barba, oggi onorevole del Pdl, e la moglie dell’ex capo bastone del sodalizio criminale, Anna Raeli.
Ma anche la circostanza emersa dalle intercettazioni telefoniche, secondo la quale, all’indomani del delitto, il consigliere del mandante dell’assassinio sarebbe stato l’av vo c at o Flavio Fasanodel Pd, già sindaco della città dello Jonio. A parlare dei retroscena è lo stesso stesso killer pentito, Carmelo Mendolìa, che con le sue dichiarazioni, ha fatto arrestare tre persone, accusate di essere uno il mandante dell’omicidio di Salvatore Padovano e gli altri i suoi fiancheggiatori. Il primo è Pompeo Rosario Padovano, fratello della vittima, ed i secondi, il cugino Giorgio Pianoforte e l’amico Fabio Della Ducata.
E se per il primo ormai c’è la certezza che si tratti del mandante, perché l’uomo è reo confesso, per gli altri due si tratta di fiancheggiatori ancora soltanto presunti. A sentire lo stesso Mendolìa, che avrebbe dovuto compiere anche gli altri due delitti, proprio Pompeo Rosario Padovano avrebbe ordinato l’eliminazione dell’uomo politico e della moglie di Salvatore Padovano. Il primo perché avrebbe ostacolato la sua scalata politica a Gallipoli, la seconda perché avrebbe allontanato il marito dalla famiglia e quindi anche dal fratello.
Dalle pesanti accuse, attraverso il proprio legale, l’avvocato Luigi Piccinni, Pompeo Rosario Padovano ha preso le distanze, ed ha chiesto pure scusa all’onorevole Barba, per il disagio che le rivelazioni di Mendolìa gli hanno creato.
Quanto all’avvocato Fasano, che di Pompeo Rosario Padovano un tempo è stato il legale di fiducia, si è detto vittima della capacità mimetica del pericoloso criminale. Questi, tornato libero dopo aver trascorso quasi 18 anni di carcere, aveva dato a tutti l’impressione di aver chiuso col passato di malavitoso, al punto da dedicarsi ad attività benefiche, non ultima la creazione di una cooperativa per portatori di handicap. La notizia dell’esistenza delle intercettazioni in cui più volte l’avvocato Fasano parla e dà appunto consigli al mandante dell’omicidio del vecchio boss della Scu, ha determinato l’alzata di scudi all’interno del partito. Ed in una conferenza stampa, il senatore del Pd Alberto Maritati, ha dichiarato: «Non possiamo difendere una persona solo perché ha la tessera del nostro partito».
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