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Ma dall'intelligence italiana arriva un chiaro monito sui rischi della missione afghana: quello afgano è uno Stato che non nasce, che vede un'insorgenza sempre piu' aggressiva e che ha un presidente, Hamid Karzai, "che doveva essere inizialmente la 'soluzione' del problema" ed invece "ha deluso profondamente" tutti. Il report, dal titolo 'Si puo' ancora vincere in Afghanistan?', pubblicato sulla rivista Gnosis, un po' il magazine dei nostri servizi segreti interni, l'Aisi, fa esplicito riferimento alla delusione della comunità internazionale per l'operato di Karzai per la corruzione dilagante e i traffici illeciti che coinvolgono anche un fratello e membri del suo staff.
In Afghanistan , si sottolinea nel rapporto, "sono sempre i signori della guerra, e la mafia tajika nel nord del paese che si spartiscono la maggior parte degli introiti provenienti dai dazi doganali, mentre al governo centrale vanno solo le briciole". E Karzai "ha interpretato il suo ruolo di presidente della Repubblica islamica non come un moderno statista di stampo occidentale, altrimenti sarebbe stato eliminato da tempo, ma come quello di un tradizionale monarca afgano e cioè di garante e custode dell'indipendenza di uno Stato unitario e federale allo stesso tempo".
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