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Come stanno le cose, tuttavia, l´ostacolo più arduo da superare si chiama Udc: sembra orientato a replicare il "modello Brindisi" (alle ultime provinciali l´intesa fra riformisti e unione di centro fece saltare fuori dal cilindro l´industriale Massimo Ferrarese ancorché il notaio Errico era al primo mandato e avrebbe potuto essere confermato alla guida dell´esecutivo). Se questa regola del gioco - quella della "discontinuità" - continuasse ad essere applicata, inevitabilmente dovrebbe esserci l´uscita di scena da parte di Vendola. «Siamo al prendere o lasciare» insistono negli ambienti udc. Il coordinatore Angelo Sanza punta il dito nei confronti del Pd: «Come il pivot nel basket, deve essere in grado di costruire la nuova alleanza. Nei riguardi di Vendola non c´è niente di personale, ma dopo cinque anni all´opposizione è impensabile ricominciare proprio da Vendola». Le alternative? Tra i moderati che si preparano alla conferenza programmatica di venerdì e sabato, già circola da un po´ di tempo una rosa di almeno cinque nomi - sono quelli di imprenditori, professori universitari, manager - che potrebbero,
nelle intenzioni dei Casini boys, fare dimenticare Nichita il Rosso. Comunque andrà a finire, l´impressione è che difficilmente l´Udc marcerà da sola verso le urne: questo perché ritrovarsi in una coalizione (di destra o di sinistra, non cambia granché) le permetterebbe di guadagnare sette, forse otto consiglieri regionali. Un plotone destinato invece, ad essere dimezzato qualora si scegliesse di percorrere la via dell´"esilio".
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