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mercoledì 18 novembre 2009

Acqua, il governo la privatizza a colpi di fiducia

Il governo ha posto la fiducia sul decreto Salva-infrazioni che contiene anche la riforma dei servizi pubblici locali, compresa l'acqua. A prendere la parola il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, il quale ha aggiunto che la fiducia sarà votata su un "maxiemendamento" con un testo "identico" a quello approvato dalla commissione che "è identico a quello arrivato dal Senato". Protestano le opposizioni parlamentari. 'Mugugni" anche dalla Lega. Prende corpo l'ipotesi di un referendum

Fallisce il tentativo delle opposizioni in parlamento di fermare la privatizzazione dell'acqua.
Il decreto legge 'salva-infrazioni' del ministro Andrea Ronchi per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia europea viene 'blindato' dal governo con l'apposizione della fiducia nell'aula della Camera.
Il testo resta quindi quello uscito dal Senato, dove è stata introdotta anche la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, tra cui la gestione dell'acqua. E' su questo punto che si sono incentrati la maggior parte dei 177 emendamenti di Pd, Idv e Udc, che però, vista la questione di fiducia, decadono automaticamente.

Le opposizioni avevano tentato di 'stoppare' il provvedimento anche con due questioni pregiudiziali (appoggiate dall'Idv) che sono state respinte dalla maggioranza. Le pregiudiziali chiedevano di non procedere all'esame del decreto vista "l'eterogeneità" delle norme, che "non sarebbero connesse alle finalità originarie del decreto" licenziato da Palazzo Chigi per evitare 'multe' salate in sede europea. E anche perché, per alcune misure, "non ci sarebbero i requisiti di necessità e urgenza".
Nel corso dell'iter a Palazzo Madama sono state aggiunti 13 articoli ai 21 originari. Visto l'ampliarsi del testo il decreto è stato quindi bollato come l'ennesimo caso di "provvedimento omnibus".

Tra le norme che più preoccupano e indignano c'è la liberalizzazione dei servizi pubblici locali (prevista dall'articolo 15), che comprende la gestione dell'acqua. Anche se nel testo si precisa che la proprietà pubblica del bene acqua dovrà essere garantita. Una modifica sostenuta dalla lega che pure ancora oggi la giudica "insufficiente". Tanto che il vicepresidente dei deputati del Carroccio, Marco Reguzzoni, spiega che pur -non essendo in dubbio il voto sulla fiducia posta dal Governo al decreto legge salva-infrazioni- "il Carroccio non nasconde la sua insoddisfazione per le norme sull'acqua previste dal provvedimento", preannuncia "la presentazione di un ordine del giorno al decreto", e non esclude la presentazione "di modifiche già in Finanziaria".

L'articolo 15 prevede che la gestione dei servizi pubblici locali sarà conferita "in via ordinaria" attraverso gare pubbliche e la gestione in house sarà consentita soltanto in deroga e "per situazioni eccezionali". Questa formulazione, è la denuncia delle opposizioni parlamentari e del mondo dell'associazionismo, apre la strada alle privatizzazioni.
Non rientrano nella riforma la disciplina della distribuzione del gas naturale e dell'energia elettrica, il trasporto ferroviario regionale e le farmacie comunali.

"Pochi grandi gruppi faranno affari d'oro a discapito dei cittadini che subiranno l'aumento delle tariffe dell'acqua", la vicepresidente del Partito democratico, Marina Sereni, interviene così nell'aula di Montecitorio. "Sconcerto, rammarico e arrabbiatura - dice Sereni - perché il ministro Vito, riproponendo come una pratica burocratica l'ennesimo voto di fiducia, mostra disprezzo e scarsa stima verso il Parlamento e i deputati, anche quelli della maggioranza. Non avete avuto il coraggio di discutere e di stralciare l'articolo 15 - continua la vicepresidente Pd rivolgendosi al governo - perché non vi fidate neanche dei vostri parlamentari. Avete passato il segno, ma non sento levarsi nessuna voce libera da parte del centrodestra". "Vi state abituando ad una pratica che è anche contro di voi - ha detto Sereni rivolgendosi ai parlamentari del Pdl -, contro la vostra libertà di giudizio, contro la vostra dignità di parlamentari della maggioranza. Questo provvedimento sarebbe stato approvato in pochissimo tempo, con un voto unanime di questo Parlamento, se voi aveste accettato di stralciare l'articolo 15, un articolo importante che riguarda i servizi pubblici locali, che voi non avete il coraggio di discutere, non volete discutere. Voglio capire come farete ad andare a spiegarlo ai sindaci, ai vostri comuni".

Verdi e IdV annunciano di essere pronti ad un referendum. "L'Italia dei Valori continuerà ad essere impegnata su questo fronte, promovendo un referendum, da abbinare eventualmente a quello contro il nucleare e, in caso, anche a quello contro la prescrizione breve", spiega il portavoce Leoluca Orlando.
"Con la privatizzazione progressiva dell'acqua, e il rischio che essa diventi proprietà di strutture e società private - ha detto Orlando in una conferenza stampa - i nostri territorio saranno spogliati della democrazia. Pensate a cosa accadrà dove c'è mafia, camorra, e n'drangheta, visto che la criminalità è nata proprio controllando l'acqua sul territorio. Solo che ora non avremo tanti piccoli don che magari controllano i pozzi in un latifondo, ma multinazionali con il monopolio della distribuzione dell'acqua nei centri urbani. Si tratta di una drammatica mortificazione della democrazia". Ha parlato di "offesa alla democrazia" il capogruppo dell'Italia dei valori alla Camera Massimo Donadi che in Aula ha dichiarato: "Per la diciottesima volta in questa legislatura umiliate il Parlamento, offendete la democrazia, ormai senza più alcun ritegno. Ormai è diventata davvero una formalità burocratica: il ministro Vito viene qui, con aria distratta ci dice che ancora una volta in questo Parlamento non si discute dei problemi del Paese e una maggioranza appecoronata si guarda tutta contenta, perché per una giornata non lavora. Questo è il livello a cui abbiamo ridotto i lavori parlamentari" ha detto Donadi che ha denunciato il rischio di "dare a poche lobby multinazionali" un bene "che dovrebbe essere un diritto sacrosanto di ogni essere umano".
"Dobbiamo dire ai cittadini italiani - ha spiegato Donadi - che allo Stato, ai comuni, agli enti pubblici resteranno soltanto i costi di manutenzione di una rete idrica che già oggi fa acqua da tutti i lati nel vero senso della parola e lasceremo il rubinetto - ma non quello dell'acqua, quello dei soldi - a poche aziende multinazionali, che sulla pelle degli italiani lucreranno".

Critiche anche da parte del deputato Udc Giuseppe Vietti che parla di "prevaricazione nei confronti della Camera" e si domanda "se è normale, in un assetto bicamerale come è quello del nostro Parlamento, che un decreto-legge venga trattenuto da una delle Camere per 45 giorni, che quella Camera intervenga pesantemente sul merito del provvedimento accrescendone vieppiù l'eterogeneità, introducendo addirittura ex novo intere materie, e poi questa Camera che si trova messa di fronte all'alternativa o la fiducia o niente".

Trattare il tema dell'acqua così come si sta facendo in questi giorni in Parlamento è "irresponsabile". Lo affermano Federconsumatori e Adusbef, secondo cui "non vi è solo una questione di metodo, per cui si intende liquidare alla svelta la questione, anche attraverso ipotetici voti di fiducia, ma vi sono anche questioni di merito assai rilevanti". Prima fra tutte la decisione di privatizzare "in termini definitivi e tassativi la gestione del servizio idrico, passando cioè da un monopolio naturale a un monopolio privato, senza poter contare, in questo modo, sulla concorrenza di mercato e, secondo l'esperienza che nel Paese già si è fatta, determinando maggiori tariffe per questo servizio. La seconda questione - osservano le due associazioni - è che tale legge espropria i poteri degli enti locali, e, teoricamente, delle cittadinanze locali in merito al servizio idrico". "Noi siamo pre-giudizialmente contrari ad affidare una risorsa fondamentale come l'acqua, considerato un bene dell'umanità, in mano a privati - dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef - Per tale motivo ci siamo opposti e ci opporremo in maniera molto determinata a tale operazione. Qualora non ci siano sussulti di ‘dignità parlamentare' che determinino uno scorporo delle normative sulla questione del servizio idrico, metteremo in campo tutte le iniziative in nostro potere perché tale misura non diventi operativa, a partire dalla raccolta di firme per un Referendum abrogativo".
Cancellata tale norma, "si apra finalmente nel nostro Paese una riflessione istituzionale sul sistema idrico, sulla razionalizzazione e sulla gestione funzionale dello stesso, basandosi sui criteri fondamentali di efficienza ed efficacia, che devono trovare spazio nella gestione pubblica. Inoltre, a differenza di altri settori dei servizi pubblici, la copertura economica del servizio idrico - osservano - si dovrà realizzare sia attraverso le tariffe da parte delle famiglie, e sia da parte della fiscalità generale, con norme chiare e trasparenti".

http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=13527

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