Tahar Lamri è uno scrittore algerino. Vive a Ravenna.
“Con la scusa della sicurezza, la nostra città sta respirando in questi mesi un clima di violenta repressione: blitz contro immigrati, sgomberi di centri sociali e di edifici occupati da famiglie senza casa. Operazioni eclatanti, che colpiscono i più deboli con l’obiettivo di aprire nuovi spazi agli interessi economici che governano la città’’.
Questa è la sintesi di un comunicato del Comitato di quartiere Pigneto-Prenestino diffuso il 6 ottobre dopo il “rastrellamento’’ di alcuni abitanti senegalesi della zona compiuto dalla guardia di finanza la sera del giorno prima. Una vera e propria “caccia al negro” – così la chiama il comitato – che si è conclusa con decine di arresti. La mattina del 5 ottobre qualche senegalese aveva reagito a un normale “controllo economico del territorio contro il fenomeno della contraffazione che rientra nei servizi previsti dal Patto per Roma sicura”, spiega la guardia di finanza. Fin qui la cronaca.
Quello che la cronaca non dice è che molti al Pigneto – un quartiere che, a modo suo, proietta Roma nella modernità europea – rifiutano l’aggressività delle forze dell’ordine. I giornalisti, dopo essere scesi in piazza per difendere la libertà di stampa, non parlano di questi fatti, mentre i tg registrano ogni incidente stradale, ogni cane o gatto smarrito. Così non sappiamo cosa è successo davvero: forse sono volate manganellate, forse un finanziere è stato colpito, forse i residenti del quartiere non si accontentano di un comunicato stampa, ma vogliono raccontare quello che hanno visto.
L’offensiva contro i poveri è cominciata molto tempo fa al Pigneto. Il prossimo atto sarà cercare di mettere i penultimi contro gli ultimi. “Noi cittadini del quartiere siamo preoccupati di questa grave spirale di violenza dello stato. Vogliamo che il Pigneto sia un quartiere dell’accoglienza, non della repressione e della speculazione’’. Noi italieni, bianchi e neri, siamo tutti del Pigneto. Tahar Lamri
da Internazionale
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