Teste rasate e bandiere nere d’ordinanza dietro lo striscione “Chi vive lotta, chi muore riposa. Coi morti non si osa”. Se c’è una cosa che non si può certo rimproverare a Forza Nuova è quella di nascondere le proprie simpatie fasciste con quell’ambiguità di linguaggio che contraddistingue molti ambienti della destra, anche quella più “presentabile” e istituzionale.
Così, lo scorso 27 settembre, un “manipolo” di forzanuovisti (non più di una quindicina) ha inscenato, davanti alla Curia di Genova, una manifestazione di protesta (VIDEO) contro don Paolo Farinella, il prete “reo” di aver scritto queste parole all’indomani della morte dei soldati italiani a Kabul: “I soldati morti sapevano che potevano morire (fa parte del loro mestiere), ma sono andati ugualmente per scelta e per interesse economico, cioè per guadagnare di più. So anche che molti vanno per il brivido della guerra, per dirla alla popolana per menare le mani e sperimentare armi nuove e di precisione. Dov’è l’eroismo nell’uccidere sistematicamente, per sbaglio o per fuoco amico, civili che a loro volta sono vittime nel loro Paese e vittime degli occupanti stranieri?”. Parole intollerabili per i fascisti dell’organizzazione nata nel 1997 per iniziativa di Roberto Fiore, in passato tra i fondatori di Terza Posizione e già condannato per banda armata e associazione sovversiva. Latitante dal 1980 nel Regno Unito, Fiore è tornato in Italia alla fine degli anni ’90 insieme all’altro fondatore di Forza Nuova Massimo Morsello, ex terrorista dei Nar oggi deceduto.
“Don Farinella”, ha spiegato nel corso della manifestazione genovese il portavoce del gruppo, “può criticare il governo, può partecipare alla vita culturale, sociale e politica della città, ma non può permettersi di sputare sui morti; non può permettersi di disonorare i caduti italiani; non può permettersi, mentre l’Italia si ferma e le scuole fanno il minuto di silenzio, di scrivere parole oltraggiose nei confronti del sacrificio dei nostri soldati”. I militanti neofascisti hanno inoltre annunciato l’apertura di un conto corrente per regalare al prete genovese “un viaggio di sola andata per Kabul, dove potrà abbracciare i valorosi terroristi talebani che con metodi partigiani [sic] uccidono i nostri soldati”.
Del resto, il modello di prete apprezzato dai forzanuovisti è ben diverso: basta guardare a don Giulio Tam, immortalato diverse volte alla guida dei cortei dell’organizzazione di Roberto Fiore con il braccio teso nel saluto romano. Ordinato sacerdote nel seminario di Ecône di monsignor Marcel Lefebvre, don Tam si è distinto in passato per iniziative clamorose come il volantinaggio contro la Giornata mondiale di Preghiera per la Pace indetta da Giovanni Paolo II nel 1986: “Volevano portare una statua di Buddha sull’altare”, ha spiegato il sacerdote, secondo il quale “i papi di adesso ti insegnano il contrario dei papi di prima. Mettendo tutte le religioni sullo stesso piano, dicono cose che vanno contro la fede”. Anche sul rapporto con l’Islam, don Tam ha sempre manifestato idee molto chiare: “Il Mediterraneo mille anni fa era un lago in mano ai saraceni, ora i papi si vergognano delle crociate”. Purtroppo sono finiti i tempi in cui la Chiesa riusciva a far arretrare gli infedeli: “Si è superata la soglia dell’invasione”. Ecco perché, per il sacerdote lefebvriano (che alle ultime amministrative è stato anche candidato sindaco di Bologna per Forza Nuova) Benito Mussolini “è stato l’ultimo vero leader cattolico”.
Con questi modelli di “cattolicesimo” è facile intuire le ragioni dell’ostilità di Forza Nuova per don Paolo Farinella. Il quale, d’altra parte, non è stato per nulla intimorito dall’iniziativa dell’organizzazione neofascista. “Non ho raccolto alcuna provocazione”, ha spiegato ad Adista il prete genovese. “Il giorno della manifestazione [domenica 27 settembre] ho celebrato la messa in una chiesa strapiena e l’ho dedicata a tutti i morti innocenti in Afghanistan, a tutti i morti innocenti di questa guerra. Perché questa è una guerra, non una ‘missione di pace’”. “Ho più volte detto”, ha aggiunto don Farinella, “che mi rifiuto di entrare nella logica patriottarda dell’eroismo. Chi va in guerra sa che rischia la morte ed è profumatamente pagato per questo. Dove sta l’eroismo? Berlusconi non è andato in Afghanistan per amore della pace o per combattere il terrorismo, ma per fare il cagnolino di Bush, che era un suo caro amico. Come Cavour in Crimea aveva bisogno di mille morti per sedersi al tavolo dei negoziati politici, Berlusconi aveva bisogno di qualche morto per poter accedere al tavolo dei grandi”. Anche in ottica interna, ha spiegato ancora don Farinella, per Berlusconi “l’attentato è stato una ‘benedizione’, perché ha distratto l’attenzione dai tanti problemi che affliggono il Paese. Per questo inneggia all’eroismo, perché è stato il suo salvagente”.
Nei giorni scorsi le ripetute minacce ricevute da don Giorgio De Capitani (sempre a causa di commenti sui militati morti a Kabul, v. Adista n. 96/09) hanno indotto la prefettura di Lecco a predisporre per quest’ultimo un programma di protezione. Ma don Farinella ha escluso preventivamente qualsiasi opzione simile: “Se dovessero darmi un programma di protezione io lo rifiuterei subito. Figuriamoci, ho sempre criticato Bagnasco per la scorta… Io poi non voglio in alcun modo essere difeso da questo governo. La mia difesa sono la nonviolenza e la libertà”.
da www.adistaonline.it e MicroMega
Nessun commento:
Posta un commento