martedì 6 ottobre 2009
Erano 54 le ferite sul corpo di Federico
Tanti processi per altrettante lesioni. Si potrebbe sintetizzare così uno dei rilievi che il giudice Francesco Caruso lascia nero su bianco nelle motivazioni delle sentenza con la quale lo scorso 6 luglio condannò i quattro agenti per l’omicidio colposo di Federico Aldrovandi. “Ciascuno dei 54 punti di rilievo medico-legale – si legge - potrebbe singolarmente dare corso ad un procedimento penale per lesioni”.
Questo a scorrere la relazione tecnica dei consulenti della procura Stefano Malaguti ed Eleonora Lumare. “Non interessa qui rilevare la gravità e la rilevanza medico-legale di ciascuna di queste lesioni – scrive il giudice -, molte delle quali di rilievo minimo ma pur sempre riconducibili al campo penale delle lesioni lievi. Ciò che preme osservare è l’insieme che appare indiscutibilmente indicativo di uno scontro violento, prolungato, doloroso, di una serie continua di contatti violenti, effetto delle due colluttazioni in cui Aldrovandi fu coinvolto”.
A maggior ragione se si guarda al tipo di lesioni riportate dagli agenti: nessuno di loro presenta “significativi segni di violenza esterni. Tutti lamentano e a tutti vengono diagnosticate policontusioni sulla base di dolenzie dagli stessi lamentate, ma di obbiettivo – tronca Caruso - risulta poco”.
Basti pensare alla foto del volto di Federico, “schiaffata” come un grido di dolore dalla madre, patrizia Moretti, sul suo blog. Lesioni, queste, che “ne hanno deformato l’aspetto” (di Federico, ndr) e che “evidenziano – continua il giudice -, non certo ferite a carattere mortale e tanto meno gravemente lesive, ma la grossolanità e l’incontrollato e abnorme uso della violenza fisica da parte degli agenti, dissociata da effettive necessità del momento e dagli scopi che dovevano essere, in ipotesi, ragionevolmente perseguiti”.
Ne consegue, secondo la sentenza, che quello avvenuto in via Ippodromo la notte del 25 settembre 2008 fu “un furioso corpo a corpo tra gli agenti di polizia e Federico”, durante il quale vennero rotti due manganelli, “con i quali colpirono l’Aldrovandi in varie parti del corpo, continuando dopo che lo stesso era stato costretto a terra e qui immobilizzato al suolo, nonostante i verosimili ma impari tentativi del ragazzo di sottrarsi alla pesante azione di contenimento che ne limitava il respiro e la circolazione”.
http://www.estense.com/?module=displaystory&story_id=55690&format=html
da Indymedia
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