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domenica 18 ottobre 2009

Al-Qaeda al verde


Per il Tesoro americano al-Qaeda è a corto di denaro. Ma la situazione può ribaltarsi molto rapidamente

Al-Qaeda starebbe attraversando la sua personale crisi finanziaria. E i suoi forzieri si starebbero svuotando con conseguenti rallentamenti nell'arruolamento e addestramento di soldati del Jihad desiderosi di fermare i giudeo-crociati arrivati dall'Occidente. Questo è quanto sostiene l'esperto del Tesoro statunitense, David Cohen, che si occupa di studiare e intercettare i flussi di denaro che finiscono nella rete di Osama bin Laden. Le sue deduzioni si fondano sull'osservazione e la raccolta dei messaggi lanciati in rete dei vertici di al-Qaeda che chiedono soldi per finanziare la causa.

I flussi di denaro. "L'influenza della rete di al-Qaeda - ha detto Cohen nel corso di una conferenza sponsorizzata dai banchieri d'America - è in declino. Gli sforzi degli Stati Uniti per fermare i flussi di denaro sono serviti a qualcosa". Ma, come ha avvertito lo stesso Cohen, si tratta di una situazione ribaltabile da un momento all'altro: Washington non può infatti convertire la schiera di donatori che sono "pronti, desiderosi e in grado di finanziare al-Qaeda". Si tratta, infatti, per l'organizzazione che ha il suo cuore nella penisola araba (ma infinite diramazioni e "cellule" in ogni parte del mondo) di trovare nuove strategie per la raccolta dei fondi. Nel corso degli anni i tentacoli dell'organizzazione sono stati recisi uno a uno. Secondo il rapporto presentato dal giornalista ed esperto di gruppi islamici Steven Emerson nel febbraio del 2002, al-Qaeda ha potuto avvalersi di vere e proprie corazzate finanziarie operanti in tutto il mondo, Stati Uniti compresi. La Darkazanli import/export con base ad Amburgo, in Germania, e diverse affiliazioni in Usa, fu la prima società a vedersi congelati i fondi. Mamoun Darkazanli, amministratore della società era considerato, all'epoca, il braccio finanziario di bin Laden. Il provvedimento arrivò il 25 settembre del 2001, un giorno dopo l'editto di Geroge W. Bush secondo cui la prima operazione da compiere era quella di bloccare i fondi che alimentavano al-Qaeda. L'ordine di Bush, arrivato all'improvviso, mise le agenzie governative in una posizione scomoda: dovevano intercettare e interrompere l'enorme flusso di denaro e tutti i suoi rivoli senza aver predisposto un'intelligence ad hoc, fondamentale per lavorare in maniera più mirata e veloce. In questo modo, molte altre attività di raccolta fondi hanno avuto il tempo di riorganizzarsi e dare vita a fiumi carsici che alimentassero al-Qaeda. Nel tempo sono state bloccate decine e decine di attività, dalla Al-Taqwa Bank, fondata nelle Bahamas nel 1988 dai Fratelli Musulmani, alla finanziaria Barakaat che operava direttamente negli Usa.

Il peso della carità. Un ruolo fondamentale nella raccolta di denaro per al-Qaeda è stato svolto, ed è tuttora svolto, dalle Charity and Relief organizations che, approfittando anche del regime fiscale agevolato che il governo statunitense riserva alle associazioni di beneficenza e dello Zakat (l'elemosina rituale, secondo pilastro della religione islamica), hanno gonfiato all'inverosimile la rete di al-Qaeda. Rabita Trust, Wafa H.O., Qatar Charitable Society, Afghan Support Committee, Al Rushid Trust sono oggi inattive. Ma la più grande organizzazione, la International Islamic Relief Organizitazion (Iiro) è ancora in piedi. Considerata il braccio operativo della Lega Musulmana Mondiale, la Iiro, con sede a Jedda, è stata guidata fino al 2007 (anno in cui è stato ammazzato da un commando armato) da Mohammed Jamal Khalifa, cognato di Osama bin Laden. Le sue agenzie corrispondenti in Indonesia e Filippine sono considerate organizzazioni terroristiche per il comprovato sostegno fornito ad Abu Sayyaf, il gruppo separatista islamico che opera tra Jolo, Basilan e Mindanao.

Crisi o extra funding? Il dibattito sulle presunte difficoltà finanziarie di al-Qaeda tiene banco anche sul web, dove i sostenitori del Jihad bollano le dichiarazioni di Cohen come "facile propaganda di guerra". È più verosimile, si ritiene in diversi blog, che al-Qaeda stia ricercando fondi extra per "preparare una bella sorpresa agli infedeli". Si tratta, comunque, di un dato di fatto che i vertici dell'organizzazione stiano adottando nuove strategie. Intrecciando le ultime notizie che arrivano dai quotidiani arabi, sembra che la nuova raccolta fondi si stia trasferendo su un rapporto più diretto, quasi porta a porta. Il sistema è più o meno il seguente. Ayman Al-Zawairi, il braccio destro di Osama bin Laden, invia un messaggio videoregistrato sui telefonini degli "esattori" in cui parla direttamente al donatore: "Il portatore di questo messaggio è un nostro fratello di fiducia, ti prego perciò di consegnare a lui la tua donazione per le famiglie dei martiri in Afghanistan e Pakistan". È sulla base di queste richieste che Cohen ha tratto le sue conclusioni; così come sulla richiesta di Saeed al-Shihri, che da Marib nello Yemen, comanda la Base nella Penisola Araba: "Servono soldi. Bisogna sostenere il Jihad". O ancora l'ultimo messaggio trasmesso dalla Cbs di Mostafa Abdul Yazid, comandante in Afghanistan, che chiede aiuto a un "benefattore turco" per un urgente aiuto: "Abbiamo qui molti martiri pronti al sacrificio per amore di Allah, ma non abbiamo mezzi a sufficienza per armarli".

'Adotta un martire'. Il sito satirico inglese "NewsArse" ha lanciato la campagna: "Adotta un martire". Il pungente umorismo inglese, facendo leva sulla presunta difficoltà di al-Qaeda, presenta un dettagliato schema per adottare e aiutare l'ipotetico teenager Abdul a diventare un perfetto kamikaze con soli 10 dollari al mese. Ovviamente è uno scherzo, ma dati alla mano, oltre il 20 per cento della popolazione araba è ancora favorevole al finanziamento di al-Qaeda, solo in maniera più discreta.


di Nicola Sessa da PeaceReporter

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