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giovedì 24 settembre 2009

ROMA - Alemanno-Bilemanno: da Andrini alla fiaccolata.

Oggi la fiaccolata contro le aggressioni in città
Doveva essere per Roma la giornata del no bipartisan all'intolleranza, al razzismo, alle aggressioni. Con Alemanno in prima fila alla fiaccolata, promossa dal Pd Nicola Zingaretti. Ma tutte le contraddizioni che l'elezione di Alemanno, conquistata anche grazie ai voti della destra estrema, porta con sé rischiano di fare corto circuito.

Prima di prender parte alla fiaccolata, infatti, il sindaco di Roma si presenterà in Aula Giulio Cesare a difendere un ex militante dell'ultradestra più eversiva, Stefano Andrini, appena nominato amministratore delegato dell'azienda capitolina che si occupa di rifiuti. In Aula, ci sarà anche Andrea Sesti,vittima degli impeti più violenti del giovane Andrini, che per averlo lasciato a terra, colpito alla nuca da una spranga fuori dal cinema Capranica, fu condannato nel 1991 a 4 anni e 8 mesi, poi ridotti a 3 anni. E ci saranno gli ex deportati Piero Terracina e Mario Limentani. Insieme all'associazione ebraica Miriam Novitch, che da mesi monitora i movimenti dell'ultradestra romana, le occupazioni, le manifestazioni, i nessi con la destra di Palazzo. Con preoccupazione crescente.

Sequenza ardita per il sindaco: difendere l'ex estremista e poi correre al fianco di Riccardo Pacifici, comunità ebraica, e di Massimo Rendina, Anpi, dietro le fiaccole già accese contro l'intolleranza e l'odio che ha armato le ultime, troppo numerose, aggressioni di cui è stata teatro la capitale. E come se non bastasse, alla manifestazione convocata dalla Provincia di Roma, prova ad accodarsi anche l'ultradestra romana. Casa Pound, spazio occupato e punto di riferimento della galassia neofascista, infatti, ieri pomeriggio, ha annunciato la sua partecipazione alla fiaccolata . Un annuncio che sa di provocazione.

Spiegazione: «Ci sembra si stia innescando un clima di caccia alle streghe inevitabilmente destinato a sfociare in odio politico», si lamentano dallo stabile occupato in via Napoleone III, i militanti di Cp che si proclamano “fascisti del terzo millennio”, non disdegnano i saluti romani e se la prendono con chi vorrebbe dare le case anche agli immigrati, che cercano di spostare altrove la manifestazione. «La loro presenza non è opportuna e li invito a non partecipare così da evitare qualsiasi interpretazione sbagliata possa portare a momenti di tensione», li scongiura Alemanno. Anche se in questi mesi dalla sua maggioranza per Casa Pound sono piovuti patrocini, finanziamenti, promesse di assegnazione dello stabile che occupano.

Meno chiaro è ciò che Alemanno dirà questo pomeriggio il sindaco di Roma in Aula quando sarà chiamato a rispondere delle sue scelte. La nomina di Andrini ai vertici della macchina amministrativa è stata una doccia fredda per chi, magari con diffidenza, si interrogava su tutti quei gesti con cui Alemanno, da quando è sindaco, ha replicato a chi continuava a rinfacciargli il suo passato. I viaggi ad Auschwitz, la celebrazione del 25 aprile, i fondi per il Museo della Shoah, progetto ereditato dal suo predecessore.

«Il colpo al cerchio e l’altro alla botte del sindaco Alemanno non mi piace, si commuove davanti alla lapide dei deportati e poi però si appoggia a certe persone e a gruppi che sono palesemente razzisti»,», lo ha fulminato Piero Terracina, testimone della Shoah e della deportazione, che gli ha chiesto personalmente di revocare la nomina di Andrini. Come ha fatto, d'altra parte, usando parole decisamente più sfumate, anche il presidente della comunità ebraica Riccardo Pacifici.

Sul caso Andrini, finora Alemanno non ha accennato a ripensamenti. «Se voglio alzo il telefono e faccio rimuovere Andrini – ha spiegato a Repubblica– ma non mi sembra il caso». La sua linea difensiva costruita, tra contraddizioni e tentennamenti, però, fa acqua da tutte le parti. Prima di tutto, Alemanno fin qui ha finto che la nomina di Stefano Andrini sia piovuta dal cielo. O meglio che sia stata decisa in altre stanze, dall'Ama e dal suo consiglio di amministrazione, in piena autonomia. Peccato che ben prima di essere nominato a.d. dall'Ama Stefano Andrini poteva vantare incarichi conferiti direttamente dal sindaco.

Il 9 dicembre 2008 in Campidoglio Gianni Alemanno riceve una delegazione argentina partita da Buenos Aires. E firmato un protocollo d'intesa. Varie testate che hanno a cuore il tema dei rapporti tra Italia e Argentina ne danno notizia. E spiegano che all'incontro era presente, anche l'onorevole Marco Zacchera. E, attenzione, lo stesso Stefano Andrini, in veste di«collaboratore del sindaco per le politiche degli italiani all'estero». Lo scrive anche una testata che si chiama l'Italiano che su ruolo e funzioni di Andrini dovrebbe essere bene informata dal momento che lo stesso Andrini compare nella gerenza alternativamente come redattore e vicedirettore. Insieme al direttore, Gian Luigi Ferretti. Un'altra vecchia conoscenza del sindaco di Roma. Che Alemanno chiamò a lavorare con sé al ministero dell'Agricoltura.

Dunque, Andrini, assunto nell'ottobre del 2008 come funzionario Ama, non è una meteora che ad un certo punto attraversa la municipalizzata capitolina che si occupa di rifiuti, senza che il sindaco ne sappia nulla. Alemano – stando a quello che scrivono le riviste che si occupano del tema – lo aveva chiamato già a collaborare con sé per rinsaldare i legami con gli “italiani all'estero”.

Un tema che Andrini, in effetti,conosce molto bene. Insieme a Gian Luigi Ferretti, è stato stretto collaboratore dell'ex ragazzo di Salò Mirko Tremaglia. Rotti i rapporti con Tremaglia (si disse per divergenze sulla gestione-fondi), si sposta con Pallaro e con lui si candida nelle liste degli Italiani all'Estero. Senza essere eletto. Dei suoi consigli, infine, ha potuto giovarsi il senatore Nicola Di Girolamo, che, senza essere mai stato residente all'estero, nel 2008 è stato eletto nelle liste degli Italiani all'estero. Con l'inganno. E grazie a un presta-residenza e a un gancio con il Consolato italiano a Bruxelles procuratogli dallo stesso Andrini. «Stefano Andrini mi telefonò a fine gennaio scorso chiedendomi se avevo ancora casa a Bruxelles dicendomi che un suo amico doveva iscriversi all'Aire per la candidatura alle elezioni e aveva bisogno di trasferire la residenza a Bruxelles. Poiché Andrini sapeva che io avevo in passato lavorato al Consolato d'Italia chiese se conoscevo qualcuno...», racconta, interrogato, il “gancio” di Andrini, Oronzo Cilli, la cui testimonianza è trascritta nella autorizzazione a procedere contro Di Girolamo firmata dal giudice Luisanna Figliola.

Ma facciamo un passo indietro. Per quell'aggressione stile naziskin fuori dal cinema Capranica, «Andrini ha pagato ed è stato riabilitato», spiega Alemanno. E però il nome di Andrini spunta in altre pagine, oscure, della storia d'Italia. Quando i giudici palermitani decidono di indagare sull'intreccio tra mafia, massoneria ed eversione nera all'inizio degli anni '90, la loro attenzione ricade sul gruppo che in quegli anni ruotava attorno a Stefano Delle Chiaie. Sul disegno eversivo che c'era dietro la nascita di varie leghe, la Lega meridionale, in particolare, che voleva tra l'altro candidare Ciancimino e Gelli in parlamento. E su una riunione che si svolge il 6 giugno 1990. Scrupolosamente registrata in quell'anno dalla stessa Questura di Bologna (rapporto del 16/11/1990). E più tardi, nel 1998, dall'Antimafia (informativa n. 3815 del 31/1/1998).

A quella riunione, una manifestazione dal titolo “Un indulto per la pacificazione nazionale” che si svolse presso l'hotel Metropoli di Roma, prendono parte tra l'altro Adriano Tilgher, Paolo Signorelli, Tommaso Staiti Di Cuddia, il fratello di Francesca Mambro, Stefano Delle Chaie. E lo stesso Stefano Andrini, insieme al fratello gemello Germano, citati tutti e due – nei rapporti di polizia di allora e nelle inchieste successive - come “attivi militanti del Movimento Politico Occidentale”, fondato da Maurizio Boccacci, a sua volta strettamente legato a Delle Chiaie. Avanguardia nazionale era già sciolta da un pezzo, ma Stefano Delle Chiaie stava provando a rimettere insieme le fila dell'ultradestra e non solo. A preoccupare– annotava la Questura di Bologna – è «il ricompattamento di un'area che in sé contiene componenti tali da conferirle un connotato potenzialmente eversivo».

Qualche anno dopo Andrini lo ritroviamo all'università di Roma che milita ancora nell'estrema destra. Chi ha fatto politica all'università in quegli anni se lo ricorda bene. Nel 1994 un gruppo di estremisti di destra si mette a lanciare dal tetto di Giurisprudenza sassi e fumogeni contro studenti di sinistra. Anche in quell'occasione uno studente viene ferito. Andrini viene arrestato, ma poi, in questo caso, prosciolto. Ancora nel 2007, una informativa della Digos registra che è intestato a suo nome il sito degli Irriducibili, ultras della Lazio. Insomma, nel “curriculum vitae” di Andrini, ci sono parecchi elementi su cui riflettere.

Al momento della sua nomina, a quanto pare non era disponibile. L'Ama l'ha reso noto solo48 ore dopo, il 2 settembre. Dentro c'è ben poco: un lavoro presso la Ikonaut Ab software, in Svezia (dove per altro Andrini si rifugiò nell''89 per sfuggire alla cattura) e qualche collaborazione con i patronati Ugl. Il 9luglio 2009, quando Il Corriere della Sera scriveva che nell'azienda municipale capitolina c'era in caldo una poltrona per l'ex naziskin Stefano Andrini, Alemanno replicava sdegnato: «Per quel che mi risulta, non c'è nessuna nomina per Stefano Andrini, è un'invenzione totale del Corriere della Sera». Quando il 31 agosto lo stesso ufficio stampa dell'Ama batteva in tre asettiche righette la conferma che Andrini è stato nominato ad di un ramo di azienda, Alemanno era a Lourdes,in pellegrinaggio. «Avrei dovuto porre il veto, ma non c’erano gli estremi, mi hanno detto che si tratta di una persona capace e poi ora è incensurato»,balbettava a quel punto il sindaco.

Certo da allora Alemanno ha avuto parecchio tempo per formulare una replica migliore. Per esempio? La revoca dell'incarico. Per mettere fine a tutta questa brutta storia.

da Indymedia

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