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domenica 20 settembre 2009

Pochi ma buoni per la libertà di stampa


Non era facile intercettare in poche ore tutti quelli che avrebbero voluto mantenere la manifestazione per la libertà di stampa, convincerli ad andare in strada lo stesso e spostare l’appuntamento in piazza Navona. Per questo a fine serata gli organizzatori del sit-in «per la libera informazione e il ritiro delle truppe» si dicono comunque soddisfatti. Nell’angolo di piazza Navona assediato dai turisti del sabato si sono avvicendate alcune centinaia di persone per tutto il pomeriggio. Non molte, ma sufficienti per far dire alle redazioni di Liberazione, Terra, Radio città aperta, Left ed Erre che sì, «ne valeva la pena».
Quotidiani periodici e radio - insieme a Rifondazione comunista, Pdci, Sinistra critica, Partito comunista dei lavoratori e Sinistra popolare (l’organizzazione fondata da Marco Rizzo, ex pdci)- venerdì sera hanno deciso di confermare l’appuntamento fissato da settimane per il pomeriggio di ieri. Poco convinti della scelta fatta dalla Federazione della stampa, che ha invece scelto di spostare la propria iniziativa due settimane più in là, per preservare il lutto nazionale di queste ore: «Proprio il rispetto per le vittime dell’attentato avrebbe dovuto indurre il sindacato a riconfermare con forza la manifestazione, perché è proprio nelle zone di guerra che l'informazione paga e ha pagato il prezzo più alto con la vita di decine e decine di giornalisti», hanno spiegato al megafono gli organizzatori. Che, nonostante le divergenze di queste ore, sono già pronti a tornare in piazza il 3 ottobre, assieme alla Fnsi. «Siamo partecipi del cordoglio per le vittime dell’attentato - dice il direttore di Radio città aperta Marco Santopadre - ma in noi resta la rabbia per una informazione ostaggio dei poteri forti».
L’emergenza c’è, dice il regista Citto Maselli, pure lui in piazza: "Siamo in un momento terrificante ed è per questo che annullare la manifestazione è stato uno sbaglio. Davanti all’impressionante atmosfera repressiva che si respira in queste ore, possiamo solo tentare di renderci visibili". La scorsa settimana, prima di scoprire il complotto della sinistra di cui si parla nell’articolo che apre questa pagina, era stato lui, Citto Maselli il principale bersaglio del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta. Accusato, assieme a Michele Placido, di aver intascato denaro pubblico per realizzare film «che al botteghino incassano 3 o 4mila euro»: «Mi sembra di essere tornato all’epoca di Scelba, quando il piccolo teatro di Strehler non poteva andare all’estero per non dare un’immagine negativa del paese», spiega mentre una piccola processione di spettatori si avvicina spiegando che il suo «Ombre rosse» è «proprio un bel film»: «Andreotti diceva le stesse cose che oggi urla Brunetta. Solo, lo faceva con più garbo».

da Il Manifesto

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