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lunedì 1 giugno 2009

Omicidio Tommasoli, Corsi ai domiciliari: VERGOGNA!

PORTA LEONI. Il presidente Bertezzolo ha anche autorizzato i quattro ragazzi ad esercitare, domenica, il diritto di voto. Vesentini potrà anche partecipare alla messa

La Corte: «Non è fuggito e si è messo a disposizione degli investigatori» Resta in carcere solo Veneri

Verona. «Ragioni di equità sostanziale impongono che anche per Guglielmo Corsi il regime detentivo venga modificato in quello degli arresti domiciliari». È uno dei passaggi dell'ordinanza letta ieri mattina nell'aula della Corte d'Assise dal presidente Dario Bertezzolo. Equità sostanziale che è stata ritenuta dalla Corte l'elemento a sostegno del beneficio riconosciuto al giovane di Illasi di poter tornare a casa, con i suoi genitori.

E a pesare sulla decisione dei giudici (togati e popolari) è stato proprio il provvedimento adottato dal Tribunale del Riesame di Venezia che il 20 maggio, accogliendo le richieste delle difese, aveva modificato la misura per Federico Perini e Raffaele Dalle Donne e li aveva mandati ai domiciliari, senza particolari divieti. In carcere è rimasto Nicolò Veneri, l'unico dei cinque giovani accusati dell'omicidio di Nicola Tommasoli che il Riesame non ha ritenuto «meritevole» di una misura meno afflittiva. Ieri ha rinunciato a comparire, anche Dalle Donne non era in aula, c'era la mamma però. «Raffaele è a casa a studiare».
LA CAUZIONE. La Corte d'Assise era chiamata a decidere su due istanze presentate dai difensori di Corsi (Serpelloni e Quaranta) che oltre ai domiciliari avevano chiesto la revoca del sequestro conservativo disposto in marzo sui beni immobili che, in parte, erano di proprietà del giovane di Illasi. Beni indivisi, una casa e alcuni terreni, che furono congelati (come aveva chiesto la parte civile) a garanzia dell'eventuale risarcimento del danno e pena pecuniaria (sulla cui titolarità dovrà comunque pronunciarsi la Corte all'esito del dibattimento). Le difese avevano prospettato un deposito di denaro equivalente alla parte di Guglielmo: la valutazione dei beni e le quote (un ottavo di unità immobiliari e un sesto dei terreni) è stata affidata ad un professionista e il totale è leggermente superiore a 175mila euro. Ieri l'offerta depositata su un conto bloccato si è concretizzata in 180mila euro «somma ritenuta congrua per disporre la revoca del provvedimento di sequestro».
IL COMPORTAMENTO. Alla modifica della misura il pm Francesco Rombaldoni aveva dato parere negativo ma la Corte dopo un'ora di camera di consiglio ha deciso in senso opposto. «Ritenuto che pur continuando a sussistere le esigenze cautelari», ha esordito il presidente, «tuttavia nel corso dell'istruttoria sono emersi comportamenti differenziati». E ha sottolineato quello di Guglielmo: «non si è dato alla fuga come altri, si è messo a disposizione degli investigatori e per questo (insieme a Vesentini) è stato oggetto di offese e minacce degli altri e che nonostante ciò ha confermato in udienza quanto sostenuto sin dall'inizio» e che per la Corte ha contribuito a chiarire quel che avvenne la notte del primo maggio in corticella Leoni. Per lui hanno avuto un peso il comportamento processuale, quello tenuto in carcere, l'aver messo a disposizione una rilevante somma di denaro ma soprattutto le «ragioni si equità sostanziale» e il presidente ha rilevato che Perini e Dalle Donne, nonostante il loro comportamento, il fatto di non essere stati collaborativi, di essere scappati (Perini e Veneri all'estero) sono stati mandati ai domiciliari. «Elementi che impongono la modifica della misura anche per Guglielmo Corsi».
IL VOTO E LA MESSA. La Corte ha stabilito che i quattro giovani ai domiciliari domenica prossima, in vista delle elezioni, potranno andare a votare «diritto costituzionalmente garantito» dalle 8 alle 9 nei rispettivi seggi e «previa telefonata alle forze dell'ordine». Il difensore di Andrea Vesentini (Delaini) aveva chiesto che il giovane potesse andare a messa la domenica e che potesse partecipare ad una festa organizzata dalla biblioteca di Illasi (dove attualmente lavora) per i bambini. Autorizzato per la messa, permesso negato per la festa «incompatibile con il regime a cui è sottoposto».

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