In Iran sono stati due giorni di manifestazioni e repressioni. Ma il muro del regime comincia a mostrare alcune crepe. Per la prima volta, infatti, il Consiglio dei guardiani ha dichiarato che nelle elezioni del 10 giugno ci potrebbero essere state delle irregolarità. Secondo il New York Times, le autorità hanno ammesso che in almeno cinquanta città i voti espressi sono più numerosi degli elettori. Secondo l’opposizione, i casi del genere sono 170.
Ma queste ammissioni non hanno fermato la mano dura contro le manifestazioni. La tv di stato ha annunciato la morte di dieci manifestanti, che secondo la radio sono in realtà almeno 19.
Domenica, a Teheran, sono stati eseguiti centinaia di arresti, tra cui quelli di Faeze Rafsanjani, figlia dell’ex presidente Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, e di altri componenti della famiglia. Pur essendo stati liberati dopo alcune ore, secondo lo scrittore iraniano Meir Javendafar il loro arresto è un segno della debolezza del regime.
Anche la stampa paga il prezzo: il corrispondente della Bbc è stato espulso e domenica è stato arrestato il corrispondente di Newsweek, il giornalista e regista Maziar Bahari. Il settimanale statunitense ne ha chiesto la liberazione immediata.
da Internazionale
Nessun commento:
Posta un commento