E’ deceduto questa notte nella Casa Circondariale di Benevento Khaled Hussein di 75 anni, coinvolto nel 1985 nel dirottamento di una nave da crociera italiana, l’Achille Lauro, al largo delle coste egiziane di Bur Said. L’uomo è stato trovato cadavere questa mattina, intorno alle 6, nella sua cella dagli agenti della Polizia Penitenziaria.
A causare la morte, secondo quanto riferisce la direzione del Carcere e il medico del 118 giunto sul posto, un arresto cardio-circolatorio. Si attende ora l’arrivo del medico legale per ulteriori accertamenti. Hussein si trovava nel capoluogo sannita dal gennaio 2008 e cioè da quando a Capodimonte è stata aperta una nuova sezione EIV (Elevato Indice di Vigilanza) riservata ai terroristi di matrice islamica.
In una lettera del maggio scorso, l’uomo parlava positivamente della struttura beneventana: “Starò qui per poco tempo, per un processo. Mi hanno messo in una cella isolata, vicino all’infermeria, comunque riesco pregare con i miei paesani e esco con loro al passeggio. Da quello che vedo le guardie qui sono educate e ci rispettano”.
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tratto da ilquaderno.it
da Indymedia
27/05/2009: Lettere dal carcere di Khaled Hussein
Serai Khaled è stato trasferito dall’Ucciardone di Palermo al carcere di Macomer.
Da Benevento dove si trova momentaneamente per un processo, ci scrive:
Carissimi amici, amiche, spero che questa lettera vi trovi bene e in ottima salute.
Ho ricevuto l’opuscolo la settimana scorsa a Macomer, in Sardegna, dove il 14 aprile mi hanno trasferito come definitivo.
Arrivato a Macomer non pensavo di essere in Italia perché qui le guardie sono spietate e aggressive, non abbiamo il diritto di avere lenzuola personali, la cintura la dobbiamo comprare nuova, la porta blindata è chiusa 24/24, la socialità avviene solo fra 5 prigionieri alla volta, mentre noi siamo in 22, tutti musulmani, l’aria la prendiamo divisi in due distinti cortili. Il bagno e il rubinetto del cortile dell’aria non funzionano.
Le parole buongiorno, buonasera e buonanotte non esistono. Credetemi non sto esagerando, è la pura verità.
La posta è lenta, niente campo sportivo, niente palestra e niente scuola.
Da un mese a Macomer è in corso uno sciopero della fame e della sete al quale ho preso parte per 4 giorni anch’io. Ho visto quasi la morte. Mi ha fatto male.
Noi a Macomer chiamiamo il carcere “piccola Guantanamo”. Mi auguro che ci aiutiate in questo difficile carcere di Macomer.
Qui a Benevento, al contrario, c’è quasi tutto. Starò qui per poco tempo, per un processo. Mi hanno messo in una cella isolata, vicino all’infermeria, comunque riesco pregare con i miei paesani e esco con loro al passeggio. Da quello che vedo le guardie qui sono educate e ci rispettano.
Auguro a voi una buona salute, buon lavoro, il vostro amico Khaled
Benevento, maggio 2009
***
Carissimi tutti, ringrazio per le belle parole di stima e affetto che mi dimostrate e che mi fa molto piacere ricevere.
Non bisogna mai cedere o rifugiarsi nell’inerzia, ma andare avanti e combattere fino alla fine se si è veramente convinti dei valori più importanti della nostra vita e per il nostro paese.
Il mio libro è terminato da quattro mesi e c’è il problema della traduzione che io, da qui, non posso assolutamente risolvere. Ho qualche amico che se ne sta interessando, ma fino ad ora senza risultati.
Occorre trovare anche un regista (bravo e delle nostre stesse idee!) disposto a trarre un film dal mio racconto, anche perché il film già esistente del cinema americano, non è corrispondente al vero.
Il mio libro, comunque, non è da “adattare” a film, perché l’ho scritto tenendo già presente l’eventualità di farne un film. Vi accludo un breve racconto di come si sono svolti i fatti subito dopo il sequestro dell’Achille Lauro ed una mia poesia nel rimpianto della mia terra lontana.
Sempre felice di ricevere la vostra corrispondenza.
Benevento, maggio 2009
***
Il racconto sul sequestro della nave “Achille Lauro”:
Questa che racconterò è una storia vera accaduta l’11-10-1985, ma ancora attuale, visto lo spazio che ancora occupa sui giornali.
Una storia che, nel sottofondo, parla delle sofferenze di un popolo, del desiderio di libertà, di amor patrio, di sacrifici, di eroismo, ma anche di intrighi internazionali.
Finito il sequestro della nave “Achille Lauro” da parte di commando del “Fronte di Liberazione della Palestina”, inizia, purtroppo, la questione dell’aereo egiziano che conduceva il sopraddetto commando in Tunisia.
Nell’avvicinarsi alle coste tunisine, però, arriva l’ordine, dai vertici militari americani, di non dare asilo ai “terroristi” e, perciò, di non fare atterrare l’aereo che viene così dirottato in Egitto; anche qui però si ripete la stessa storia: l’aereo non deve atterrare!
Il pilota, dovendo fare rifornimento di kerosene, chiede aiuto a tutti i governi vicini, ma nessuno è disposto a mettersi in contrasto con gli americani e, quindi, tutti gli scali sono chiusi!
Al pilota non resta che minacciare di lanciarsi con tutto l’aereo sulla residenza del presidente di uno qualunque dei paesi circostanti, se nessuno lo avesse aiutato.
In questo frattempo arrivano quattro caccia americani F16 ed il capo squadriglia impone via radio, al pilota egiziano, di seguirli senza alcuna reazione, in quanto tutti prigionieri.
Così, l’aereo atterra nella base aerea USA di Sigonella in Sicilia.
Il governo Craxi, però, nega agli Stati Uniti l’autorizzazione all’intervento, affermando che i palestinesi erano in territorio italiano e, quindi, dovevano essere processati in Italia. Si creano contrasti inevitabili con gli americani ed i paesi di tutto il mondo intervengono per placare gli animi ed evitare nuovi conflitti.
Alla fine gli americani accettano la decisione italiana: i palestinesi affrontano il processo in Italia.
Io sono uno di quei palestinesi e, anche se sono “ufficialmente” un terrorista, so di non essere tale, almeno nell’accezione moderna di questo termine.
Io amo il mio paese. Ho combattuto e nel mio cuore combatto sempre per la pace, una pace che sembra non arrivare mai …!
Io sono un combattente, un guerrigliero, come lo erano i vostri carbonari, come lo erano i garibaldini e come tanti altri che hanno sacrificato la loro vita per la libertà e la pace del loro paese.
Il tempo e la storia ne hanno fatto degli eroi!
Purtroppo sono chiuso in una cella, ma nessuno può rinchiudere il mio pensiero che vola libero al di là di queste mura e torna sempre là, dove sono nato e dove spero di poter morire: in Palestina.
Infine la poesia:
Terra mia
Nel buio della notte;
Seduto sotto un cielo stellato
Oltre le mura della libertà
Una grezza grata segna il cammino dei miei occhi.
Accarezzo la barba bianca
Mentre passeggio nei miei pensieri.
Terra mia, lontana dal mio corpo
Dentro la mia anima.
Sogno sotto il fuoco del sole;
Sogno illuminato dalla luna.
Nell’aurora del mattino; ammirando i colori dell’arcobaleno
Sogno di te, mia dolce mamma.
Mi guardo attraversare un mare in tempesta,
Solo per la gioia di baciarti.
Il grido di dolore dei miei fratelli
Accompagna i miei sogni
Scivolo nel mio cuore;
Nel sangue dei tuoi figli.
Palestina, terra santa.
Distrutta dall’avidità altrui.
La tua colpa? ...essere povera;
non puoi dare niente ai grandi del mondo.
Se non la saggezza della tua storia.
Quante altre notti sogno; dobbiamo
Tenerci in compagnia ascoltando il dolore.
Dei tuoi figli terra mia.
Quando finirà il fiume di sangue;
Per dirti ecco! ...a te i semi della pace.
Racconti ai nostri figlia i dolori del padre;
affinché regni la pace per sempre.
Tuo figlio che non ti ha dimenticato;
addio terra mia.
Khaled Hussein
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