Un ergastolano ostativo, un “Uomo Ombra” risponde a questa domanda sulla rubrica di posta Diretta che tiene sul sito www.informacarcere.it
Caro Carmelo,
come forse con molti che ti scrivono, non ci conosciamo. Per essere ancora più precisi, non vi conosco, voi ergastolani. Mi reputo un ragazzo maturo per la mia età (ho quasi 23 anni), ma mai mi ero fermato a riflettere sulla tua battaglia. Anche per me chi era in carcere era qualcuno che entrava in un mondo parallelo, un mondo che non mi riguardava. Il pensiero che forse ho fatto più vicino al carcere, era quello di vederci dentro il "nostro" Presidente del Consiglio.
Mi è stato regalato il tuo libro, "L'assassino dei sogni" per un evento particolare, che magari un giorno ti racconterò e ho aspettato un anno per leggerlo, nonostante nel solo 2010 abbia letto quasi 70 libri. Mi sono quindi doppiamente vergognato alla sua chiusura. Non sapevo niente di chi era in carcere e non avevo mai pensato a cosa fosse l'ergastolo.
Mi reputo un giustizialista e l'unico punto della tua vita che non capisco è perché tu non voglia scambiare l'aiuto allo stato con la possibilità di poter riabbracciare la tua Lupa e la vostra prole. Spero di non apparire arrogante, ma te lo chiedo davvero in tutta sincerità. Da tutte le tue storie traspare in maniera cristallina l'amore verso di loro e qualsiasi sia la tua motivazione per non voler fare questo scambio, mi pare troppo piccola rispetto alla grandezza dell'altro sentimento. Prendo anche atto del fatto che sicuramente hai già fatto questo pensiero nella tua testa e se quindi continui a sostenere questa tua scelta, hai sicuramente anche la risposta al mio quesito, che vorrei sottolineare non essere mosso dalla curiosità, ma dal fatto che mi farebbe piacere che tu potessi tornare a vivere con la tua famiglia.
Riguardo a ciò che hai fatto, che ti è stato fatto, per me è roba vecchia. E non dico per dire. Io penso che una persona dopo 20 anni non possa assolutamente essere considerata la stessa. Resta un fatto che hai tolto la vita ad un'altra persona, ma ribadisco che nessuno ormai ce la porterà indietro e perderne un'altra che è ancora viva è uno spreco e forse un'appropriazione indebita. Sono ateo e quindi neanche ti farò discorsi come "solo Dio può giudicare un uomo" o cazzate del genere. I carceri esistono perché l'uomo deve in qualche modo autoregolamentarsi e sono convinto che vicino a tua figlia forse non avresti voluto neanche tu il Carmelo di 20 anni fa, che era stato capace di uccidere.
Oggi, io, Alberto, essere umano, ti perdono, per quel che vale. Per me hai già scontato la tua pena e sono sicuro che mai più faresti un qualcosa che ti porterebbe di nuovo dentro l'Assassino. Quindi per me dovresti essere libero di poter vivere il resto della tua vita da uomo libero.
Questo però resta il mio parere e per quanto possa farti piacere, serve a poco. Io adesso sarò impegnato per un po' di tempo in maniera molto intensiva, ma ti prometto che proverò ad aiutarti con i mezzi e la forza che ho.
Non ho voglia di rileggere quello che ho scritto, perché forse finirei per trovarmi un po' patetico ed eliminare qualcosa che ho scritto e che in questi istanti è partito dal cuore. Ti chiedo quindi scusa se ho detto qualcosa che ti ha offeso. Non so bene come funzioni questa corrispondenza e neanche con che modalità tu mi possa rispondere.
Non sei solo.
Un ululato.
Risposta di Carmelo Musumeci
Ciao Alberto,
fra noi c’è un detto, il carcere non si augura neppure al peggior nemico, quindi come potrei mandarci un amico che si è rifatto una vita, che si è sposato, che ha dei figli e che lavora onestamente?
Chi ama la propria compagna rispetta anche la donna degli altri.
Chi ama i propri figli ama anche i figli degli altri.
Chi ama la propria libertà ama ancora di più la libertà degli altri.
Alberto, non penso di essere un criminale io, ma penso che sia più vigliacco e criminale lo Stato che dopo venti anni di carcere, per farmi uscire, mi chiede di mettere in cella un altro al posto mio.
Alberto, l’ho detto tante volte, molti ergastolani sono colpevoli di non essere riusciti a farsi ammazzare perché in certi ambienti criminali sia i vivi che i morti cercavano di ammazzarsi l’uno con l’altro.
Alberto, io non sono stato condannato per morti innocenti e non basta essere morti per diventare innocenti, come non dovrebbe bastare essere riusciti a sopravvivere per diventare colpevoli per sempre.
Alberto, io in carcere non ci metterei nessuno, ci potrebbero essere tanti modi per scontare una pena, come per esempio lavorare in un Pronto Soccorso come volontario o spazzare le strade della propria città.
Alberto, è difficile diventare persone migliori chiusi in una cella tutto il giorno senza fare nulla, senza nessun futuro e senza speranza.
In questo modo anche il peggior criminale diventa innocente e voi là fuori diventate tutti colpevoli.
Alberto, da un paio di giorni mi hanno di nuovo respinto la semilibertà perché non collaboro con la giustizia: i buoni mi fanno ancora più paura dei cattivi.
Alberto, i buoni mi fanno sempre più paura e incomincio a provare tanta pena per loro perché probabilmente sono più infelici di me se odiano a tal punto le persone che sbagliano da tenerle murate vive per tutta la vita.
Alberto, molti ergastolani che hanno l’ergastolo ostativo, senza nessuna possibilità di uscire, se non parlano come ai tempi dell’Inquisizione, o non rinunciano a difendere la loro innocenza, moriranno in carcere.
Alberto, buoni o cattivi, ogni uomo è l’uno e l’altro.
Il mio cuore da uomo ombra ti sorride.
Carmelo
Spoleto, 03/02/2011
Ciao Carmelo
la tua risposta ha fatto di colpo diventare la mia domanda stupida. Non avevo minimamente preso in considerazione la questione da quel punto di vista. Son però contento di avertelo chiesto comunque.
Onestamente rimango spiazzato dall'ingiustizia della giustizia e sono sempre più convinto che tutto ciò accade a causa dell'indifferenza. E' facile battersi per una donna, per un uomo o per un'idea nobile, ma a nessuno importa di battersi per chi si trova in carcere. Ora come ora non saprei davvero come aiutarti, ma le tue risposte sono state illuminanti e mi hanno colpito.
Da oggi toglierò il tuo libro dalla mia libreria e lo metterò in un posto che tutti i giorni mi ricorderà di te, così che possa condividere almeno una piccola parte della tua sofferenza. Una piccola parte sufficiente però a ricordarmi che tu sei ancora lì e che quindi c'è ancora del lavoro da fare.
Per quanto possa sembrar difficile, io adesso ti capisco un po' e la tua causa è diventata anche mia e proverò a fare qualcosa.
Grazie ancora della risposta che mi hai dato e se ti va, scrivimi. Io farò lo stesso. Mi piace sapere. Più so e più precise potranno essere le mie martellate su quelle mura.
Sono con te!
Alberto
Bellissime lettere che aiutano a riflettere e sfatare tanti, troppi, luoghi comuni...
RispondiElimina