"Valerio vive, un'idea non muore, la rivolta continua". 2000 compagni sfilano dietro lo striscione che apriva il corteo in ricordo dei trent'anni dall'uccisione di Valerio Verbano, giovane antifascista, militante di Autonomia Operaia, ucciso davanti ai genitori il 22 febbraio 1980 nella sua abitazione a Roma. Un omicidio che ancora presenta dei lati oscuri anche se non ci sono dubbi sulla sua matrice fascista. A tenere aperta la ricerca di una verità definitiva la madre Carla Verbano.
Roma, quartiere Montesacro, il 22 febbraio di trent'anni fa in questa zona nel quadrante est della capitale, veniva ucciso Valerio Verbano. L'episodio, per le sue modalità di svolgimento, l'assassinio a freddo davanti ai genitori immobilizzati, e i sui autori, i Nar, ancora oggi segna il tessuto e la memoria della città.
La memoria però anche quest'anno è stata tenuta viva da un corteo che si è snodato lungo le strade del quartiere aperto dallo striscione “«Valerio vive, un'idea non muore, la rivolta continua”. Circa 2000 giovani dei centri sociali, dei collettivi e studenti hanno dato vita ad una manifestazione che si è conclusa a Piazza Sempione dove è stato allestito un palco per i concerti, fra gli altri, di 99 Posse e Assalti Frontali.
Carla Verbano, la madre, chiede che venga fatta piena luce sull'assasinio del figlio
Ma sulla verità dell'omicidio non è stata fatta completa chiarezza anche se la sua matrice è ormai chiara da tempo. Rimangono infatti alcuni interrogativi sulle informazioni che Verbano stava raccogliendo riguardo le attività delle organizzazioni di estrema destra, racchiuse in un dossier che dopo l'uccisione finì nelle mani del giudice Mario Amato anch'esso freddato dai Nar. “Singolare” anche la storia del faldone processuale scomparso e riapparso più volte negli anni. Per questo Carla Verbano, madre di Valerio, tiene aperta la porta per cercare una verità definitiva.
L'intervento della madre al concerto per Valerio:
da Infoaut
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