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lunedì 11 gennaio 2010

CIAO FABRIZIO


Ciao Faber (ti chiamavano così vero???).
Molte volte succede che ci si rende conto di quello che si ha, quando improvvisamente quel qualcosa o qualcuno svanisce, va via, evapora.
Solo in quel momento abbiamo la sensazione di come la nostra vita sia fragile, vuota e costruita per farci del male, per avere rapporti ipocriti e senza senso, abbagliati da mille luci che rendono tutto artificioso e artificiale.
Il mondo costruito da noi uomini è veramente un feticcio e ancor di più quando vengono a mancare persone con le quali ti senti vivo, anche se solo per un attimo. Con te è così, ascoltando le tue canzoni mi sento rinascere, ricomincio credere in qualcosa, ritorno a sperare. Ma è un attimo. Finita la canzone mi ritrovo a scontrarmi con tutto ciò che tu volevi combattere.
E' molto difficile qua giù, amico mio. Non ho la più pallida idea di dove ti possa trovare, ma la terra sta marcendo sempre più, stiamo quasi per toccare il fondo. Da quando sei andato via c'e' stato un lento deteriorarsi sia dei rapporti sociali (tra uomo e uomo), sia del rapporto dell'uomo con la natura (sempre più umiliata e aggredita).
Dicono che la Terra sia solo un puntino minuscolo nell'universo, spero (sono un pò qualunquista in questo) che la tua vita continui in un'altro mondo migliore di questo. E spero, inoltre, che tu non abbia perso quella tua personalità e quel tuo amore per tutto quello che era vivo o che pulsava di vita, rimanendo il Fabrizio "anarchico" (lo so che le etichette ti danno fastidio) che sto imparando sempre più ad apprezzare e conoscere.
La morte è la liberazione degli uomini, ma le tue canzoni sono state la liberazione degli uomini sulla terra.
Ciao amico fragile, aiutaci da lassù perchè veramente, io, non ho santi in paradiso.

Nico Musardo

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