BARI — Un abbraccio stretto, volutamente prolungato e accompagnato da un bacio di Michele Emiliano a Nichi Vendola, per confermare il patto, ribadito poi da un «Non ci divideranno». Anche in questi giorni, proprio in questi giorni in cui la lealtà di quel patto sembra essere messo a dura prova. «Un abbraccio, finalmente», come commenta qualcuno dei molti che assistono in corso Vittorio Emanuele a Bari. Sabato scorso, in occasione della cerimonia per l’anniversario della morte del giovane comunista Benedetto Petrone, ucciso dai fascisti in piazza Prefettura 32 anni fa, Vendola ed Emiliano si ritrovano vicini in una circostanza pubblica per la prima volta da quando la contesa per la nomination alla presidenza della Regione è esplosa. Ed è una prima volta davanti a una folla di persone che segue con apprensione e partecipazione il momento.
Il sindaco di Bari arriva per primo, insolitamente puntuale. Vendola è sotto la targa per Benny pochissimi minuti dopo. Emiliano si avvicina, per accoglierlo, e lo stringe in un abbraccio. «Non ci possono dividere, Nichi, non ci divideranno, noi siamo soldati», gli dice. Vendola non parla, emozionato o forse dubbioso, accoglie l’abbraccio e lo ricambia. «Nichi è più prudente di me, si sa - dice a cerimonia conclusa il sindaco - ma, insomma, lo sa anche lui che io sto facendo tutto quello che è possibile per scongiurare una assurda guerra tra me e lui. Tutto, al punto che all’assemblea di oggi pomeriggio (quella del Pd, tenutasi ieri per chi legge) i nostri leader non sanno più che dire. Se Nichi si fosse fidato di me, se mi avesse sostenuto di più alle primarie per il Pd...». Che si fidi o no, ieri il governatore uscente ha replicato a D’Alema che aveva difeso il suo interessamento (la nomination per Emiliano) parlando di un «appello» dalla Puglia a occuparsi di una «situazione estremamente difficile creata da Vendola». «Non so neanche se D’Alema voti in Puglia - replica Vendola -. Io l’appello lo faccio ai pugliesi: se la politica non si fa prima col cuore e poi con la testa, si creano le condizioni per la sconfitta». Il popolo, dunque. «Che cos’è il centrosinistra se non ha un popolo?».
Un popolo che Vendola sente compatto dietro di lui. E la stessa sensazione deve avere Emiliano se con quel popolo, riunitosi in corso Vittorio Emanuele per la cerimonia per Petrone e per la manifestazione della Cgil, insiste a difendersi: non è certo lui a voler tentare la scalata al palazzo del lungomare. Ma le persone che il sindaco incrocia per la strada qualche dubbio ce l’hanno. Non lo contestano, se non in pochissimi, ma gli chiedono conferme. Emiliano non si sottrae, qualche fischio - isolato non lo raggiunge. «No, i baresi non ce l’hanno con me», assicura. «Michele non ci stai per fare questo?», gli chiedono però i tantissimi cittadini, militanti più o meno noti della sinistra. «Non stai davvero per lasciare il Comune e tradire Nichi?». A tutti Emiliano ribadisce quello che va dichiarando, sia pure con accenti più diplomatici, ai giornali: «No, non lo faccio». Ma allora perché quel «siamo soldati», sussurrato all’orecchio di Vendola? Una dichiarazione di resa di fronte alle pressioni di chi decide davvero, non qui, non a Bari? «No, io intendevo che siamo guerrieri», rassicura ancora il sindaco di Bari. Ma c’è anche chi gli chiede una prova. E gli allunga l’adesivo con la scritta bianca su fondo rosso «Vendola presidente 2010», che in molti esibiscono sulle giacche. Emiliano non esita: si appunta il suo per un attimo, ma rifiuta la testimonianza fotografica. «Sono anche un politico».
Adriana Logroscino
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/notizie/politica/2009/30-novembre-2009/emiliano-abbraccia-amico-vendola-non-ci-divideranno-mette-suo-adesivo-1602082124553.shtml
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