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martedì 6 ottobre 2009

Il fotovoltaico selvaggio che uccide l'agricoltura e il paesaggio del Salento‏


Sembra assurdo ma una tecnologia utile e da favorire come l'energia fotovoltaica, assecondata da leggi regionali deregolanti e carenti di indicazioni come è il P.E.A.R. varato dalla Regione Puglia, ha dato il via ad una forsennata corsa verso attività speculative a discapito dell'agricoltura e dell'allevamento locali, distruggendo tragicamente flora, fauna e paesaggio, ma questo è quanto sta succedendo in molti paesi del leccese.

Una miriade di aziende che operano nel campo delle energie rinnovabili hanno scoperto il nuovo "Eldorado" nell'ottenere facilissime autorizzazioni (specie per impianti fino a 1 MegaWatt di potenza) e nell'installare per ettari ed ettari senza nessuna prescrizione pannelli fotovoltaici tra olivi secolari, prati rocciosi dedicati a pascolo e masserie storiche. Così il Salento sta svendendo la sua più preziosa e interessante risorsa rappresentata dalla tipicità territoriale, dove antiche masserie e territori rurali incontaminati formano un'originaria identità paesaggistica. Tra pochissimi anni, se non si opera a tutelare subito questo immenso patrimonio di tutti i salentini, potremo ammirare al posto di estesi oliveti secolari tipici, di zone verdi in cui si trovano le ultime propaggini di macchia mediterranea, di zone umide, di prati rocciosi con gli armenti al pascolo, dei vigneti e dei boschi di conifere, (l'uniche e vere ricchezza delle nostre terre), distese sterminate di pannelli in silicio, con o senza inseguitore solare sostenuti da pali zincati, conficcati nel suolo con plinti di cemento accompagnati da chilometri di cavi elettrici. L'introduzione di questa tecnologia al di fuori di ogni dubbio industriale camuffata da un'ipocrita eco-sostenibilità comporta stravolgimenti radicali della geomorfologia di estesissime parti del nostro delicato territorio rurale: basti pensare che un parco di 1 MegaWatt equivale a 3 ettari di terreno e il conto è presto fatto. In molti comuni sono previsti parchi che raggiungono la copertura complessiva di 100 ettari. Per entrare meglio nelle dimensioni basti pensare che un parco di 100 ettari di fotovoltaico dislocato su suolo agricolo equivale all'estensione di un paese di 3.000 abitanti. Quanti tetti dei nostri tanti paesi potrebbero ospitare dei piccoli impianti domestici con gratificazioni economiche distribuite a tutti cittadini? Questi territori interessati dai progetti di "parchi industriali" di pannelli fotovoltaici hanno subìto, subiscono e subiranno l'estinzioni delle fortemente caratteristiche rocce affioranti, i cosiddetti 'cozzi' o 'cuti', dove un tempo si facevano pascolare gli armenti, importantissimi per la termo-idro regolazione del microclima ed essenziali per una miriade di specie floro-faunistiche locali. Da oggi in poi si presentano dissodati e appiattiti come tanti campi da bocce posti uno accanto all'altro. Tali campi saranno resi sterili e volutamente inquinati a suon di pericolosissimi diserbanti, già da tempo utilizzati in agricoltura con effetti altamente nocivi per gli agricoltori e i consumatori, nei campi fotovoltaici saranno utilizzati senza troppe attenzioni vista le finalità 'non agricole' dell'impianto e l'assenza di controlli e di indicazioni in merito da parte degli enti preposti. Per non parlare della cementificazione indiscriminata e del forsennato consumo del territorio e del paesaggio bene collettivo tutelato finanche dalla costituzione repubblicana. Difatti la trasformazione di ottimo suolo agricolo, o da pascolo, si vedrà violentato da chilometri di cavi elettrici e cabine ad alta tensione necessarie per il trasporto e il defluimento della corrente elettrica prodotta, pali di illuminazione posti nei parchi come dissuasori per prevenire furti e atti vandalici produrranno un ulteriore e dannoso inquinamento luminoso. Sicuramente resterà qualcosa per i cittadini e per i lavoratori locali? Pensiamo proprio di no! Difatti questa è una neo-colonizzazione energetica dove in loco ci sono solo i cosiddetti 'sviluppatori' piccole aziende locali che fanno sì di ottenere tutte le autorizzazioni necessarie per poi venderle, o meglio svenderle, a grandi ditte delle energie rinnovabili del nord Italia o, peggio, a multinazionali dell'energia. Il vero affare è nel Conto Energia e nei Certificati Verdi. Il Conto Energia è un'agevolazione governativa che integra il costo di un kilowatt pagandolo tre volte tanto e rendendolo vantaggioso per l'azienda titolare della produzione energetica. I certificati verdi sono degli speciali attestati rilasciati alle aziende che producono energia da fonti rinnovabili che attestano la non immissione in atmosfera di gas serra prima fra tutti la CO2. Questi certificati possono essere venduti dalle aziende produttrici di energia elettrica da fonti rinnovabili ad aziende di produzioni inquinanti, quali Cerano e ILVA di Taranto, al fine di permettergli ancora di inquinare e mortificare le genti che lavorano e vivono intorno. È un vero e proprio mercimonio dell'ossigeno in cambio di gas nocivi. E il cittadino che vedrà sorgere questi parchi fotovoltaici intorno alle sue zone agricole che ci guadagna? Beh, gli unici ad avere un contentino, a dire il vero molto misero, sono i proprietari dei terreni. Ai proprietari spesso annichiliti dal miraggio del guadagno facile, vengono pagati indennizzi a seconda dell'entità del parco che possono variare da 3.000 ? a 20.000 ? l'anno. Ma una volta dismesso il parco spesso il costo di smaltimento dell'impianto, di ripristino dei luoghi e di bonifica se lo dovrà accollare il proprietario del terreno, e i costi superano di gran lunga i denari "guadagnati" per l'indennizzo. A volte non ci guadagno neppure questo poiché le stesse aziende acquistano direttamente i terreni dove localizzare l'impianto. Di contro il resto dei cittadini non ne guadagna un bel niente, neppure una semplice riduzione della propria bolletta elettrica. Veramente il cittadino, a conti fatti, ha tutto da perdere soprattutto in termini di salute e qualità della vita: inquinamento da diserbanti, aumento del processo di desertificazione del territorio, esponenziale aumento di fonti di inquinamento elettromagnetico, perdita irreversibile della tipicità dei territori salentini, riduzione dei suoli agricoli (il futuro prossimo si giocherà su risorse idriche e territori agricoli), cementificazione e industrializzazione dei territori destinati all'agricoltura e all'allevamento, perdita irreversibile di bellezze storico-paesaggistiche con gravissimo danno per le attività turistiche, inquinamento delle falde per aumento di diserbanti, dispersioni e scariche elettriche. Di certo tutta questa energia ci serve per le nostre abitazioni e aziende? È da sottolineare che noi, come regione Puglia, produciamo il 90% in più del nostro fabbisogno energetico, quindi siamo già una colonia energetica, e l'energia elettrica prodotta i Puglia serve a coprire il deficit di altre regioni. Le rinnovabili sono tecnologie che mal si prestano alla produzione massima di energia poiché l'energia più lontano va e più si disperde nel percorso. Le rinnovabili sono energie che devono essere prodotte e utilizzate in loco! Senza il Conto Energia e i Certificati Verdi le grandi industrie non avrebbero nessun interesse verso la produzione di energia elettrica da fonti alternative e rinnovabili, di contro il cittadino, o l'azienda, che produce energia da fonti rinnovabili per l'autoconsumo ha maggiori e innegabili benefici. Cosa fare? La cosa da fare da parte dei cittadini è chiedere agli amministratori locali, provinciali e regionali di bloccare e regolamentare tutte le richieste autorizzative inoltrate e valutare attraverso il coinvolgimento democratico di tutte le componenti della società civile, assieme ai cittadini, quale forma di sviluppo a vantaggio della collettività perseguire. Il cittadino, inoltre, può chiedere all'amministrazione pubblica di quantificare il reale bisogno di energia elettrica per il fabbisogno di autoconsumo comunale, delle utenze pubbliche e private, ridurre tutti gli sprechi applicando un sano risparmio energetico e pianificare assieme alla cittadinanza, con l'ausilio di tecnici terzi, l'introduzione del fotovoltaico domestico diffuso per le utenze pubbliche e private attraverso un opera chiara e trasparente di mediazione, attraverso un bando pubblico, tra ditte installatrici di pannelli fotovoltaici, banche per accedere a dei mutui a tassi agevolati e privati cittadini debitamente coinvolti e informati. Pertanto si fa appello a tutti i cittadini di segnalare alla redazione di Nuova Messapia e al Forum Ambiente e Salute, inviando anche foto con brevi descrizioni, o articoli circa progetti e installazioni di parchi fotovoltaici su suoli agricoli e da pascolo dislocati nel Salento, al fine di fare una mappa con Google maps controllabile da tutti i cittadini. Non svendiamo il nostro Salento per un salato piatto di lenticchie! Ringraziando per il tempo dedicatoci, porgo distinti saluti.

Per l'associazione Nuova Messapia - settore comunicazioneAlfredo Melissano
comunicazione@nuovamessapia.it

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